Alcaraz, ecco come il baby fenomeno di Murcia è diventato un campione da un giorno all’altro liberandosi di una pericolosa “dipendenza”.
I muscoli li ha tirati fuori da un giorno all’altro. Che va bene lo sviluppo, ma da essere mingherlino ad avere il bicipite di Maciste ce ne passa. Carlos Alcaraz s’era però messo in testa di diventare il numero 1 del circuito Atp. Ed è successo semplicemente questo: che si sia messo d’impegno per scolpire il corpo e intraprendere uno stile di vita più sano.
Il segreto del suo fisico, oggi bestiale, sta tutto qui. Tanto allenamento, certo, ma anche una revisione totale del suo regime alimentare. “Ero un disastro nel mangiare – ha rivelato Carlitos a Ubitennis – così il mio staff ha preso di petto la situazione. Devo ammetterlo: pian piano mi hanno fatto capire cosa devo mangiare, e qual e il modo migliore per allenarmi a seconda di ogni momento”.
Ma la sua improvvisa evoluzione non è dovuta solo a questo. C’è molto altro dietro il cambiamento che ha segnato un punto di svolta nella vita del ragazzino di Murcia. Un’altra mossa segreta che ha fatto sì che sbocciasse dalla sera alla mattina e che divenisse un campione destinato a fare grandi cose.
Quella volta che Alcaraz si fece sedurre dai social
Pare, come emerso dall’intervista che l’erede di Rafael Nadal ha rilasciato a Ubitennis, che abbia avuto qualche piccola distrazione di troppo. Che, in quanto teenager, sia caduto per un certo periodo di tempo nella “rete” dei social network. Si dice addirittura che per evitare che passasse le notti a girovagare per il cyberspazio lo staff si sia organizzato affinché ci fosse sempre qualcuno a dormire con lui.
“Confesso, ma è durata solo poche notti: però sì, mi hanno reso consapevole che stare sveglio fino a tardi non mi avrebbe giovato nei tornei dove si gioca tutti i giorni. La buona giornata di un tennista – ha detto Alcaraz – comincia con una buona notte di sonno. È vero che è importante essere al meglio fisicamente e psicologicamente”.
Una grossa mano gliel’hanno data, ai fini del suo miglioramento, anche gli scacchi. “Sto migliorando. Mi mettono in funzione ogni neurone del cervello, mi costringono a trovare strategie e questo ha ricadute positive anche nel tennis: mi rende più veloce nel trovare soluzioni contro gli avversari. Negli scacchi, come nel tennis, se ti perdi per un momento il gioco è finito e non lo ribalti più. Grazie ad alfieri e cavalli – così conclude la sua bellissima disamina – osservo meglio anche i movimenti della palla in campo“. Perché sarà pur vero che i muscoli sono importanti, ma è la tattica e non la potenza dei colpi, nel tennis, a fare la differenza nei momenti cruciali. E se ce l’hai tutt’e due, ancora meglio.