Sinner pronto al debutto con il nuovo coach Vagnozzi. Ecco come procede il loro lavoro e perché non valutano nuovi innesti in squadra.
Macché Vagnozzi e Vagnozzi. Chi lo conosce bene lo chiama “Vagno“, senza troppi convenevoli. Forse anche Jannik Sinner lo chiama già così. E se ancora non lo fa, sicuramente inizierà a farlo a breve. D’altro canto, anche se da pochissimo, è il suo nuovo head coach: bando alle formalità.
A svelare il suo soprannome, insieme a molti altri dettagli che come in un puzzle vanno a comporre l’immagine dell’erede di Riccardo Piatti, è Massimo Sartori, in un’intervista a SuperTennis. Non parla in una veste specifica. Non farà parte del team di Sinner, ma è lui ad aver formato quanti entreranno a far parte del nuovo mondo di Jannik.
“Gli ho sempre detto (a Vagnozzi, ndr) che sarebbe stato un buon allenatore: il mio erede, tra i miei ragazzi. Vagno – ha raccontato Sartori – oggi è un ottimo allenatore. E vede il tennis, legge il gioco molto bene”.
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Sinner e Vagnozzi pronti al debutto
Ed è a lui che SuperTennis ha voluto strappare qualche indiscrezione circa il modo in cui si sta preparando al “debutto” la coppia che l’Italia è impaziente di vedere all’opera. Quando gli viene chiesto quali saranno i loro primi passi, Sartori è deciso: “Vagno – dice – conosce benissimo il circuito e il lavoro che c’è da fare. Deve far migliorare Jannik nelle cose che Jannik richiede. E anche se all’inizio dovesse arrivare qualche risultato in meno – avverte saggiamente – oggi non è quello il problema”.
“Andranno a completare le parti che loro ritengono importanti” aggiunge, lasciando intendere che Sinner abbia una gran voglia di migliorare laddove adesso risulta carente. Ma non pensa, il buon Sartori, che Vagnozzi e il tennista altoatesino abbiano bisogno di un super coach. È convinto che il suo pupillo possa farcela benissimo da solo.
“Ha giocato a un buon livello e ha girato tutti i tornei del mondo – dichiara – Non ha ancora una lunghissima esperienza ma è già stato sotto pressione ad alto livello nel periodo in cui ha seguito Marco Cecchinato. Quell’esperienza gli ha fatto capire quello che voleva fare”. Anche Jannik ha capito cosa vuole fare. Arrivare in cima e non schiodarsi più. E chissà che non sia la volta buona.