Berrettini pesca nei ricordi. Ecco cosa ha raccontato a proposito del suo primo incontro col mitico Panatta.
Pare aver ritrovato la serenità, nonostante l’ultimo mese sia stato così tanto burrascoso. Segno che Matteo Berrettini si sta riprendendo e che è pronto, dopo lo stop improvvisto imposto dall’infortunio, a tornare in campo. Con la stessa grinta e determinazione che lo stavano accompagnando in occasione del primo match delle Finals, si spera.
Leggi anche: Sinner sale in cattedra: un fumetto per svelare come si fa
Ai microfoni di Cachemire Podcast ha parlato un po’ di tutto. Del suo percorso sportivo, tanto per cominciare. Ma anche di Wimbledon e dell’exploit su quel prato londinese, che tanta popolarità gli ha meritatamente regalato. Nonché di uno dei suoi tratti caratteriali fondamentali: la competitività.
Lo era quando giocava alla PlayStation col fratello Jacopo, figurarsi sul cemento o sulla terra rossa. Quando, magari, al di là della rete c’è un avversario del calibro di Novak Djokovic, colui che proprio a Wimbledon gli ha “portato via” il sogno di alzare al cielo una delle coppe più bramate di sempre.
Su Berrettini Panatta aveva ragione
Ma tra gli aneddoti snocciolati da Matteo Berrettini in questa lunga intervista ce n’è anche uno al quale stenterete a credere. Un racconto che ha come protagonista dei più grandi campioni che il tennis nostrano abbia mai avuto, ossia l’intramontabile Adriano Panatta.
“Personalmente lo venero” ha detto il numero 7 del ranking Atp, per poi svelare che fu proprio lui il primo a dirgli “Tu servirai a 220 km/h“. Una profezia vera e propria, dunque. E aveva avuto buon occhio, il vincitore del Roland Garros 1976, che anche se in molti non ne sono a conoscenza nutre una profonda ammirazione per il tennista romano.
Dopo la finale di Wimbledon, intervistato dal Messaggero, l’ex gloria del tennis italiano aveva tessuto le lodi del ragazzo arrivato secondo alla competizione. “Penso che sia un meraviglioso campione – queste erano state le parole di Panatta – E quanto è cresciuto, mamma mia!”.