Barty, l’australiana sale per la prima volta sul trono londinese e consolida il primo posto nel ranking. Ma la sua vita non è stata tutta rose e fiori.
Ha impiegato quasi due ore per piegare la resistenza della ceca Karolina Pliskova (6-3 6-7 6-3) nella sua prima finale del singolare femminile a Wimbledon. All’attuale numero uno al mondo, l’australiana Ashleigh Barty, sono serviti tre set per portarsi a casa il suo secondo Slam in carriera. Il primo era stato il Roland Garros, conquistato due anni fa a Parigi. Adesso l’incoronazione a Londra. Un trionfo che, oltre a consolidare il primo posto nel ranking Wta, sa di consacrazione definitiva. E non solo perché arriva sull’erba dell’All England Club, nel torneo più prestigioso e importante del pianeta.
La Barty è riuscita finalmente ad affermarsi sulla superficie probabilmente a lei più congeniale – in passato aveva vinto a Nottingham e Birmingham, ma mai ai Championships – per via del suo tennis vario, tecnico e spettacolare, eccellente in attacco e tremendamente efficace quando c’è bisogno di disinnescare avversarie dal servizio al fulmicotone e dal potente dritto come la Pliskova, che ha provato più volta a rientrare in partita.
Barty, nel 2016 la dura lotta con la depressione
Barty al settimo cielo, dunque, ma la sua vita non è stata tutta rose e fiori. Anzi. In pochi sanno che la tennista australiana, classe 1996, ha vissuto momenti difficili, rischiando persino di dire addio al tennis. Tra il 2014 e il 2016 ha dovuto combattere con quella brutta bestia che è la depressione. L’impatto con il circuito maggiore, a neanche vent’anni, è stato devastante: le pressioni che crescevano sempre di più, le prime frustrazioni, la paura di non essere all’altezza.
Un malessere che l’ha spinta addirittura ad allontanarsi dalle scene per qualche tempo. Ha scelto consapevolmente di fermarsi, si è data alla meditazione, ha cercato di lavorare sull’aspetto mentale e quello caratteriale. Nel frattempo si è cimentata a livello professionistico anche in un altro sport, il cricket, tra i più popolari in Australia. L’anno sabbatico, insomma, è stato fondamentale per riprendere in mano la sua carriera.
Nel 2017, la rinascita: i titoli in doppio, l’entrata in top 20 ed infine le prime affermazioni nel singolare. Un’ascesa incredibile, che oggi tocca il punto più alto con il successo a Wimbledon. Più alto, ovviamente, per adesso.