WhatsApp e Telegram si dichiarano guerra sui social. Ecco cosa è successo e perché i due colossi se ne sono dette di tutti i colori.
Alzi la mano chi non ha mai punzecchiato qualcun altro sui social network. Tutti lo abbiamo fatto, almeno una volta nella vita. Ed è per questo che non c’è da stupirsi affatto, se anche due colossi come WhatsApp e Telegram si siano lasciati andare a sfottò e prese in giro in pubblica piazza.
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Il casus belli di questa guerra senza esclusione di colpi è un post pubblicato da Telegram il 14 maggio scorso. Alla vigilia, quindi, dell’entrata in vigore delle nuove condizioni di utilizzo di WhatsApp. Un’immagine evidentemente satirica, legata al fatto che proprio nei giorni scorsi Microsoft abbia rivoluzionato, dopo tanti anni, le icone di Windows.
Nel tweet in questione, Telegram ha usato come pretesto questa notizia, tant’è che nell’immagine vediamo come l’icona del cestino sia cambiata, per 7 volte, dal ’95 ad oggi. E fin qui non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse che all’interno dell’ultimo cestino, che è come appare per effetto dell’aggiornamento 2021, ci sono le icone di Facebook e WhatsApp.
In maniera ironica, ma comunque palese, Telegram ha quindi invitato gli utenti a sbarazzarsi dei due cavalli di battaglia del gruppo Facebook, in favore di app più sicure. La risposta di WhatsApp non s’è fatta attendere. Ed è stata piccata tanto quanto il primo tweet del suo competitor.
Da Menlo Park non c’hanno pensato due volte, ad evidenziare quella che è considerata una delle più grosse falle di Telegram: che la crittografia end-to-end non sia, cioè, abilitata di default sulle chat degli utenti. L’app di messaggistica istantanea con sede a Dubai, a questo punto, ha calato l’asso. Non sapendo, però, che il territorio in cui si stava addentrando era molto, forse anche troppo, insidioso.
Telegram ha rilanciato sostenendo che le chat crittografate di WhatsApp siano, in realtà, accessibili da Apple, tramite iCloud, ma anche da Google. Ed è proprio in questo frangente che sono intervenuti lo sviluppatore Alessandro Paluzzi e lo staff di WABetaInfo, che hanno in un attimo smentito quanto sostenuto da Telegram. Le chat crittografate di WhatsApp, hanno riferito, non sono accessibili né da Google e né da Apple, perché per essere aperte necessitano di una chiave crittografica. Uno scivolone in piena regola, quindi, che non è passato inosservato.
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