Microchip, le aziende che li producono sono in sofferenza per via della domanda troppo alta. Ecco a cosa si potrebbe andare incontro.
Partiamo da una semplice equazione. Il microchip sta all’apparecchio tecnologico come il sistema nervoso sta all’uomo. Che cosa significa? Vuol dire, metaforicamente parlando, che microchip e sistema nervoso assolvono, seppur con le dovute differenze, alla stessa funzione. Permettono cioè, ciascuno a modo suo, s’intende, di far sì che le varie parti dell’apparecchio o del corpo comunichino reciprocamente così da coordinare alla perfezione azioni e funzioni.
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Potrebbe sembrare un paragone forzato, forse, ma questa premessa era necessaria per arrivare al nocciolo di una questione che, in queste ore, si sta facendo sempre più calda. I non addetti ai lavori difficilmente sapranno che il mondo, da qualche tempo a questa parte, è alle prese con una carenza globale di microchip. Il che è un dramma a tutti gli effetti, se si considera che i semiconduttori, così come sono altrimenti chiamati, si trovano praticamente ovunque.
Sono, per ricollegarci alla nostra equazione, il sistema nervoso dei nostri smartphone, ma anche delle automobili che guidiamo ogni giorno. Qualunque componente, in una vettura, funziona solo ed esclusivamente grazie ad essi: dai finestrini elettrici ai sensori di parcheggio, passando per airbag, computer di bordo e chi più ne ha più ne metta. Stesso discorso, ovviamente, per gli smartphone.
Carenza di microchip: gli scenari possibili
La pandemia, in tal senso, non è stata affatto provvidenziale. La domanda globale di prodotti tecnologici, anche a causa delle esigenze derivanti dallo smart working e dalla didattica a distanza, è cresciuta al punto tale che le aziende che producono microchip non riescono più a reggere il passo. Sono, evidentemente, in sofferenza.
La maggior parte di esse lavora nel continente asiatico, ma è inevitabile che le loro difficoltà si stiano ripercuotendo, per ovvie ragioni, in ogni dove. Sembrano essere con l’acqua alla gola, in particolar modo, il mercato degli smartphone e il settore automobilistico. Nel caso di quest’ultimo, proprio nel momento in cui la situazione sembrava gradatamente migliorare, dopo una crisi senza precedenti, eccolo annaspare nuovamente.
Sono diversi, ad oggi, i marchi che si sono visti costretti a sospendere la produzione delle automobili: parliamo di Volkswagen e General Motors, di Ford e di Stellantis. E non potrà riprendere, questo è poco ma sicuro, fino a che il problema dei microchip non sarà stato risolto. Ma c’è un’altra conseguenza della quale è necessario tener conto, ora come ora. È assai probabile, infatti, che i prezzi possano aumentare in maniera esponenziale nel breve periodo, scatenando così una serie di reazioni a catena che non potranno non produrre impatti sui costi di produzione e, di conseguenza, sui prezzi stessi delle auto. Potrebbe succedere la stessa identica cosa, come facilmente intuibile, per gli smartphone, dal momento che produrli presuppone, con la carenza di microchip, costi sempre più ingenti e difficilmente sostenibili.