Valentino Rossi e quel rimprovero di Lewis Hamilton: “Il solito italiano”

Valentino Rossi si racconta in un’intervista e svela ai lettori un retroscena sui due giorni trascorsi con Lewis Hamilton a Valencia. 

«Quello che perdi smettendo di fare quel che ti piace di più, è più di quello che guadagni nello smettere quando sei all’apice della carriera». Sta tutta qui, in questa manciata di parole riferite alla Gazzetta dello sport, la passione che Valentino Rossi nutre per il motociclismo. Una passione che arde come se fosse il primo giorno in sella alle due ruote. Che non accenna ad affievolirsi neanche dopo 26 stagioni e svariati Mondiali da protagonista.

Leggi anche: Fortnite, perché Agnelli lo cita per la Super League e la rivoluzione del calcio

Quelle parole, schiette e sincere, le ha dette parlando di Michael Jordan, uno dei suoi miti. Del quale, tuttavia, il campione di Urbino sembrerebbe non aver condiviso la decisione di ritirarsi dall’Nba prima che iniziasse quella che gli sportivi chiamano “la fase del declino“.

Valentino non lo avrebbe fatto. E non lo farà, come si evince da un’altra risposta data nel corso dell’intervista: «Ovvio, non voglio arrivare 12° o 16°. E se avessi voluto smettere all’apice avrei dovuto farlo qualche anno fa. Ma io ci credo, ci voglio provare».

Valentino Rossi e quella data da cancellare

Valentino Rossi
Lewis Hamilton (Getty Images)

Non è Michael Jordan, ad ogni modo, il solo mito di Rossi. Tant’è che quando la Gazzetta tira fuori il nome di Lewis Hamilton, lui è già pronto a svelare un altro aneddoto tutto da ridere. Ha raccontato di quando lui e il pilota, a Valencia, si sono scambiati l’auto e la moto e hanno trascorso 48 ore insieme.

Durante questi due giorni, però, Valentino è stato rimproverato da Hamilton. Lui era in ritardo, così il pilota della Mercedes si è visto costretto a bussare alla sua porta e a redarguirlo con una frase, naturalmente ironica, che Rossi sembra ricordare benissimo: «Oh, dai che è tardi, siete sempre i soliti italiani!».

Ne avrebbe tante di storie da raccontare, il campione del MotoGP. Talmente tante che spera, come ammette, che venga presto girato un documentario, o addirittura una serie, sulla sua vita. Solo una cosa, dice, cambierebbe della sua carriera: Valencia 2006. Quando, cioè, ha perso l’occasione di vincere il suo decimo Mondiale «dopo il furto del 2015».

Gestione cookie