Il videogame Fortnite viene citato da Andrea Agnelli durante un’intervista sul calcio e sulla Superlega. Ecco cosa ha detto e perché.
«Il 40% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni non prova alcun interesse per il calcio». A dirlo è Andrea Agnelli che, intervistato dal Corriere dello sport sul tema della Super League, ha inteso soffermarsi su come il calcio sia mutato nel tempo. Soprattutto, dice lui, dal punto di vista della «fidelizzazione», facendo notare come i nuovi tifosi siano attratti più dai grandi giocatori che non dai club. Da qui, la convinzione che «serva una competizione in grado di contrastare quello che loro riproducono sulle piattaforme digitali, trasformando il virtuale in reale».
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Il suo riferimento, chiaramente, è ai videogiochi. Cita Fifa, ad esempio, sostenendo che si debba “trasferire” quel tipo di competizione anche nella vita reale. Poi, cita quella che lui definisce «concorrenza», ossia Fortnite, in quanto catalizzatore «dell’attenzione dei ragazzi di oggi destinati a essere gli spender di domani». Ma perché il presidente della Juventus ha citato il gioco sparatutto per eccellenza? E perché, soprattutto, Fortnite ha riscosso così tanto successo da aver addirittura allontanato, come dice lui, le nuove generazioni dal calcio e dallo sport in generale? Scopriamolo.
Fortnite è un videogame che si avvale della connessione ad Internet e che permette, in quanto tale, di giocare a distanza con molte altre persone. Nella sua modalità più gettonata, ossia “Battaglia reale“, il giocatore deve sostanzialmente far fuori altri 99 avatar da un’isola ed essere l’unico e il solo a sopravvivere. Dovrà “farsi da sé”, nel senso che all’inizio del gioco non avrà nulla, in dotazione, al di là di un piccone. Dovrà perciò procurarsi da solo tutto quello che gli occorre per portare a compimento la sua missione.
Il solo scopo di Fortnite, quindi, è rimanere in vita. A qualunque costo e in qualunque modo. L’essenziale è difendersi e lottare senza scrupoli. Ma cerchiamo di capire, adesso, come mai questo videogame abbia spopolato in ogni dove. Le ragioni di tanto successo potrebbero essere rintracciate, innanzitutto, nel fatto che è gratuito. E in quanto tale risulta essere certamente più “inclusivo” di molti altri videogame, se vogliamo.
Il fatto che sia stato sviluppato per tutte le piattaforme, poi, non è che un altro punto a suo favore. Chiunque, indipendentemente dal fatto che abbia l’Xbox o la Play Station, può goderselo. Senza trascurare il fatto che permette ad ogni singolo giocatore di creare relazioni sociali e, perché no, di migliorare la propria conoscenza delle lingue straniere tramite la chat interna. Infine, è interamente personalizzabile, sia a livello di strategia di sopravvivenza che di look del proprio avatar. E si rinnova di continuo, come se non bastasse, giacché vengono continuamente introdotte nuove sfide che fanno sì che Fortnite non annoi mai. Più dinamico di così, insomma, proprio non si potrebbe.
Ma quanto guadagna il videogame sparatutto più gettonato di tutti i tempi? Secondo Forbes, Fortnite sarebbe una vera e propria fabbrica di soldi. Guadagnerebbe infatti qualcosa come 3151 euro al minuto, più di altri giochi che, pur essendo altrettanto popolari, non hanno mai sfiorato le vette altissime che ha invece raggiunto il videogame citato da Agnelli nell’intervista al Corriere dello sport.
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