Benedetta Pilato, 16 anni e un talento inimmaginabile. Ecco chi è la promessa italiana del nuoto che vanta già diversi record e primati.
Se Benedetta Pilato fosse un elemento non potrebbe che essere acqua. Ci sguazza dentro giorno e notte, d’altro canto. E non è affatto un caso che i lettori abbiano trovato ul suo volto tra le pagine di SportWeek, che questa settimana ha dedicato il suo numero a 4 atlete nostrane. Tra cui, appunto, la nuotatrice italiana, astro nascente del panorama sportivo del Bel Paese.
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Se lo merita, la “piccola” Benedetta. Così come, d’altro canto, si è meritata i traguardi che ha già tagliato dall’alto dei suoi 16 anni. Ha già un primato, peraltro: è l’atleta azzurra più giovane ad aver partecipato ad un campionato di caratura mondiale. Ha così battuto, quando aveva solo 14 anni e mezzo, il record che era precedentemente detenuto da Federica Pellegrini.
Le aspettative su di lei sono altissime. E non potrebbe essere altrimenti, visto che la nuotatrice, specializzata nello stile rana, ha vinto la sua prima medaglia d’argento a soli 13 anni. Per poi conquistare, subito dopo, il suo primo e sudatissimo oro, arrivato in occasione dei Campionati europei giovanili di nuoto che nel 2019 si sono svolti a Kazan.
Anche a Tokyo 2021 sarà la più piccola della carovana azzurra. E i riflettori sono tutti puntati su di lei, dal momento che nel giro di appena sei mesi ha battuto non uno, ma addirittura dieci record. Sorprendente è stato il suo tempo in occasione degli Assoluti di dicembre 2020, che è poi riuscita a migliorare ulteriormente alle gare di due settimane fa.
Non c’è certo da stupirsi, che Benedetta Pilato stia bruciando le tappe in questo modo. Aveva solo 2 anni, d’altronde, quando la mamma la “buttò” in acqua per la prima volta. E lei, in quella piscina, come spesso racconta se intervistata, si è sempre sentita perfettamente a suo agio.
Era destino, probabilmente, che intraprendesse questa brillante carriera sportiva. Ed è ancor più bello il fatto che gareggi con la leggerezza dei suoi 16 anni. Per vincere, certamente, giacché se lo merita, ma soprattutto per divertirsi. Senza ragionare troppo, ma mettendoci il cuore sempre e comunque.
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