Covid, quando raggiungeremo l’immunità di gregge? Ecco cosa ne pensano gli esperti e quali sono gli obiettivi cui è necessario puntare per poter tornare alla normalità.
Dovrebbe essere ormai chiaro che il virus che da un anno ha paralizzato il mondo intero sia più subdolo di quanto sembri. E che liberarsene non sarà semplice come, in principio, avevamo creduto. Non sono state sufficienti, non del tutto quanto meno, le strategie di contenimento e le misure fin qui adottate. È assai probabile, a questo punto, come peraltro sostengono gli epidemiologi, che la pandemia terminerà solo nel momento in cui la maggior parte delle persone si sarà ammalata o, al contrario, avrà terminato il ciclo di vaccini anti-Covid.
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Non è possibile, per ovvie ragioni, capire quando tutto questo finirà. È invece possibile fare delle previsioni, su basi statistiche, circa il raggiungimento della tanto agognata immunità di gregge. Quella, in sostanza, che ci permetterebbe di tornare alla normalità e di liberarci una volta per tutte di mascherine e misure di sicurezza.
La copertura vaccinale, affinché la maggior parte della popolazione possa dirsi immune al virus, dovrà essere almeno dell’80%. Una percentuale che è vertiginosamente salita negli ultimi tempi, per una ragione ben precisa. Più l’infezione è trasmissibile e contagiosa, più tempo occorre per raggiungere l’immunità di gregge. Nulla di cui stupirsi, insomma.
E non è neanche detto, come ha riferito il professore ordinario di Fisica tecnica ambientale Giorgio Buonanno al Corriere della Sera, che il raggiungimento della soglia cui abbiamo accennato possa effettivamente risolvere il problema. A quanto pare, infatti, ogni ambiente richiede una certa percentuale di immunità di gregge.
Per comprendere meglio questo concetto, si pensi ad un ristorante particolarmente affollato, privo di un adeguato sistema di ventilazione. In tal caso, affinché l’ambiente non risulti “pericoloso” dal punto di vista del contagio, l’immunità di gregge al suo interno dovrà essere pari o superiore al 90%. Nelle aule scolastiche, invece, trattandosi di ambienti che possono contenere meno persone di un ristorante, sarà sufficiente che si attesti attorno al 60-70%. Questo non significa che una cosa. Che finché il virus sarà in circolazione, e presumibilmente anche dopo, non è possibile ipotizzare che si torni a frequentare gli ambienti chiusi come facevamo in tempi non sospetti.
Ad oggi, secondo Buonanno, non sussistono le condizioni né per ambire ad un’immunità di gregge che raggiunga la soglia del 90% e né, tanto meno, né per sostare troppo a lungo in un luogo che non permetta un adeguato ricambio dell’aria. Cattive notizie anche sul fronte degli stadi. Allo stato attuale, stando all’esito di un sondaggio che ha coinvolto ben 20 Paesi, è da escludersi che vedremo curve e tribune riaffollarsi in tempi brevi, quando sarà possibile s’intende. Solo la metà dei tifosi intervistati si è detta pronta a tornare allo stadio quando la pandemia sarà ormai archiviata. L’altra metà, invece, al momento, è apparsa restia e timorosa, per ovvie ragioni, nei confronti della possibile folla.
Questo contenuto è stato modificato 23 Febbraio 2021 18:25
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