Il vaccino anti Covid è appena arrivato e già è al centro del dibattito. Tanti sono ancora i dubbi in merito, ma c’è un quesito in particolare che sta tenendo banco: un datore di lavoro può decidere di licenziare un dipendente che non intenda fare il vaccino? Ecco la risposta.
Finalmente ci siamo: le prime dosi del vaccino anti Covid sono sbarcate in Italia. Alcune di esse sono già somministrate a parte del personale sanitario, impegnato in prima linea negli ospedali e nelle terapie intensive da quando è iniziata la pandemia. Molta confusione aleggia ancora, tuttavia, circa i modi e i tempi del piano vaccinale promosso dal governo Conte.
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E c’è una domanda che, più di altre, continua a riecheggiare sul web e negli ambienti di lavoro. Migliaia di lavoratori, in queste ore, si stanno chiedendo se sia vero, come si dice, che chi si rifiuta di fare il vaccino rischi il licenziamento.
Il magistrato Raffaele Guariniello, come si evince da un’intervista pubblicata sulle colonne del giornale Il fatto quotidiano, dice di sì. Perché ci sarebbe, a suo dire, una disposizione di legge che obbliga implicitamente ogni lavoratore a sottoporsi al trattamento sanitario previsto dal piano vaccinale.
Il vaccino anti Covid è sbarcato in Italia
La disposizione di legge cui Guariniello fa riferimento è contenuta nel Testo unico della sicurezza sul lavoro. La normativa in questione prevede che il datore di lavoro metta a disposizione dei propri dipendenti, non ancora immuni all’agente biologico, delle dosi di vaccino. E dispone, come se non bastasse, che il datore di lavoro è tenuto ad allontanare temporaneamente chiunque risulti non idoneo a svolgere le mansioni richieste.
Un dipendente che decida di non vaccinarsi potrebbe quindi essere reputato non idoneo a svolgere il suo lavoro, ed è per questo motivo che rischia il licenziamento. Il magistrato sottolinea, tuttavia, che quella dell’allontanamento definitivo sia solo un’ipotesi, una misura da adottare solo ed esclusivamente nei casi più estremi.
Cioè in presenza, ad esempio, di un dipendente particolarmente ostinato che non abbia alcuna intenzione di adeguarsi alle misure di tutela previste dal proprio datore di lavoro. Nel caso in cui si verificasse una circostanza del genere, la rescissione del rapporto di lavoro sarebbe appunto ampiamente giustificata e il lavoratore potrebbe pagare un prezzo molto alto per il suo “No” al vaccino.