Come la Serie A, anche gli altri principali campionati di calcio europei come Premier League e Liga sono fermi da tempo per colpa del coronavirus. Eredivisie e Ligue 1 hanno ormai chiuso i battenti in modo definitivo per questa stagione, mentre la Bundesliga sembra vicina a una ripartenza. Per quanto riguarda il campionato inglese e quello spagnolo, invece, i dubbi sono ancora numerosi. Ecco la situazione legata a questi due tornei.
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Premier League, la proposta dell’Australia
In Inghilterra, il premier Boris Johnson spinge per la ripartenza del campionato, che rappresenterebbe una piacevole distrazione per l’intero Paese. L’Assocalciatori, però, non è esattamente d’accordo e lamenta il fatto di non essere presa sufficientemente in considerazione.
Di certo, se la Premier League ricominciasse, le partite verrebbero disputate soltanto in alcuni stadi, racchiusi all’interno di un’area geografica ristretta. Questa ipotesi non piace al Brighton, il cui amministratore delegato, Paul Barber, ha dichiarato: «A questo punto della stagione, giocare in campo neutro avrebbe un effetto materiale sull’integrità del torneo. Siamo d’accordo sulla necessità di giocare a porte chiuse, ma l’effetto del campo neutro, quando i club hanno affrontato avversari diversi in casa e fuori, sarebbe dannoso e falserebbe il torneo».
Intanto, nelle ultime ore, una nuova ipotesi si è fatta strada. La stagione potrebbe essere completata addirittura in Australia, nazione in cui i contagi sono decisamente limitati. L’idea è stata lanciata da Gary Williams, agente inglese trapiantato a Perth, e dal senatore Glenn Sterle.
Tutte e venti le squadre del massimo campionato inglese si trasferirebbero nella città di Perth. Verrebbero messe in quarantena, ciascuna in un hotel dotato di un campo di allenamento, in cui avrebbero l’opportunità di svolgere la preparazione atletica. Poi, disputerebbero le giornate conclusive del torneo a porte chiuse o con un pubblico limitato.
Liga, l’Assocalciatori è contraria al protocollo del Consejo Superior de Deportes
Anche in Spagna, come in Inghilterra, l’Assocalciatori ha avanzato dubbi su un’eventuale ripresa dell’attività agonistica in tempi relativamente brevi.
Il protocollo stilato dal Consejo Superior de Deportes lascia aperti numerosi discorsi. Le tempistiche, peraltro, sono state singolari. Il documento è stato inviato lo scorso 2 maggio alle 13:15 e doveva essere rispedito al mittente, con tanto di approvazione, poco più di un’ora più tardi. Sarà ovviamente necessario organizzare un incontro, insomma, per provare a instaurare un confronto più produttivo.
Le perplessità sono tante, a cominciare dalle procedure da seguire in caso di positività di un atleta al coronavirus, sulle quali non c’è ancora accordo. Altri problemi riguardano la necessità di svolgere ritiri lunghi, della durata di tre o addirittura quattro settimane. Questi ritiri vengono considerati incostituzionali dai calciatori, i quali sarebbero costretti a stare lontani dalle proprie famiglie per troppo tempo. Inoltre, se si dovesse scendere in campo in piena estate, il caldo rappresenterebbe un rischio per la salute degli atleti. Secondo il sindacato dei calciatori, se la temperatura fosse compresa tra i 28 e i 32 gradi centigradi, ci sarebbe bisogno di due cooling break. Da programmare intorno alla mezz’ora di ciascun tempo di gioco. Qualora il caldo si rivelasse ancor maggiore, sarebbe opportuno annullare gli allenamenti e rinviare le partite.
Pur in un clima di profonda incertezza, comunque, i club stanno organizzando la ripresa degli allenamenti. La Real Sociedad ripartirà tra il 6 e l’8 maggio. Anche il Celta Vigo è pronto a ricominciare. Pione Sisto e Fedor Smolov, però, dovranno inizialmente rimanere in quarantena, avendo sfruttato la sosta per andare rispettivamente in Danimarca e in Russia. L’Athletic Bilbao tornerà in campo tra il 9 e il 12 maggio. Il Real Madrid ha fissato lo svolgimento dei test medici per dopodomani. Potrebbe tornare ad allenarsi venerdì, esattamente come l’Atletico Madrid.