Il mondo della Serie A è in rivolta. Il nuovo DPCM annunciato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha mandato su tutte le furie i vertici della Lega di Serie A e indispettito anche i calciatori. L’impossibilità di allenarsi anche individualmente presso i centri sportivi dei club ritarda la ripresa vera e propria degli allenamenti. Né sono piaciute le parole del ministro dello Sport Spadafora sulle mancate certezze per il via libera agli allenamenti di gruppo dal 18 maggio.
Secondo quanto riportato dal Corriere dello Sport, ieri sera c’è stata una videoconferenza informale tra il presidente della Lega di Serie A Dal Pino, l’amministratore delegato De Siervo, i consiglieri federali Marotta e Lotito, i consiglieri di Lega Antonello, Campoccia, Scaroni e Percassi più il membro indipendente Casasco.
L’intenzione è quella di chiedere attraverso un comunicato ufficiale una data precisa di ripartenza non solo degli allenamenti ma anche del campionato di Serie A. A questo proposito è stata indicata la data del 9 giugno, in cui potrebbero giocarsi le semifinali di ritorno di Coppa Italia. La Lega chiede certezze per il ritorno in campo. Riprendere gli allenamenti e sostenere le spese per tamponi e test sierologici sarebbe un’ulteriore beffa senza potere poi giocare.
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Serie A, le perplessità sul protocollo Figc
Il Comitato Tecnico-Scientifico del Governo ha sostanzialmente bocciato il protocollo della Figc sulla ripresa degli allenamenti e poi delle partite. Tra i principali punti critici c’è il numero del cosiddetto “gruppo squadra”. La partecipazione per ogni partita di 50-70 persone viene ritenuta eccessiva. Esclusi i calciatori, tra tecnici, preparatori, staff logistico, magazzinieri e fisioterapisti qualcuno dovrà restare fuori.
La Figc crede che sia possibile giocare regolarmente in tutti gli stadi d’Italia con annesse trasferte. I viaggi vengono invece considerati ad alto rischio dal Comitato. Poi ci sono i tamponi e i test sierologici, ancora non disponibili in un numero tale da giustificarne un uso massiccio da parte dei calciatori. Quando sarà possibile i costi saranno molto alti, possibili per la Serie A. Forse non per la Serie B.
Infine lo scoglio più grande. In caso di eventuale positività di un calciatore o di un membro dello staff, il Comitato vuole due settimane di quarantena forza senza se e senza ma per tutti coloro che sono stati a contatto. Uno stop di 14 giorni che metterebbe a rischio il campionato, che ormai non ha più margini di tempo per recuperare nuovi eventuali stop.