L'Istituto Superiore di Sanità sconsiglia la ripresa della Serie A: i presidenti di Torino (Cairo) e Brescia (Cellino) sono d'accordo.
La ripartenza del campionato di Serie A non è ancora sicura e le dichiarazioni di ieri del direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, hanno aumentato le polemiche e le spaccature interne. Se la FIGC sta cercando di farsi trovare pronta per la possibile ripartenza, le parole di Rezza mettono tutto in dubbio: «Il calcio è uno sport di contatto quindi comporta dei rischi di trasmissione. Sento parlare di controlli da effettuare enne volte sui giocatori con test quasi quotidiani, a me sinceramente sembra un’ipotesi un po’ tirata… Se dovessi dare un parere tecnico non sarei favorevole. La mia è un’opinione personale, ma credo che il Comitato tecnico-scientifico condivida questa posizione. Poi deciderà la politica».
La palla passa alla politica, e da questo punto di vista c’è da considerare l’apertura dimostrata nei giorni scorsi dal ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora, che però dovrebbe assumersi maggiori responsabilità. Inoltre c’è da fare i conti anche con delle spaccature interne alla stessa Serie A.
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Se il presidente del Brescia Cellino ha già minacciato di ritirare la sua squadra, ieri quello del Torino Cairo ha fatto sapere di condividere la posizione di Rezza. Queste sono le sue parole riprese dall’edizione odierna della Gazzetta dello Sport: «Ha ragione il professor Rezza, riprendere a giocare il campionato a fine maggio è impossibile. Se in Cina hanno fatto il lockdown per due mesi e mezzo, e con misure molto più stringenti, facendo lo stesso qui da noi arriviamo a poterci allenare come minimo a fine maggio: e quindi poi a giocare il campionato da fine giugno, rischiando di giungere alla conclusione in agosto e rovinando dunque anche la prossima stagione. Questo è impossibile, e io l’ho sempre detto»
La FIGC prosegue però per la sua strada. Domani si proverà a disegnare il percorso da seguire per poter ripartire. Il primo passo sarà la sanificazione delle strutture in cui i club si allenano. Poi ci sarà lo screening dei calciatori. Saranno effettuati test molecolari, sierologici, esami del sangue. Chi è già risultato positivo al coronavirus dovrà sottoporsi a esami ulteriori per la nuova idoneità sportiva. E poi c’è il nodo dei tamponi, come ricordato dal medico sociale del Lecce Palaia. «I tamponi non li compri in farmacia, li danno le unità di crisi. E i calciatori naturalmente sono cittadini come tutti gli altri». La Federazione medico-sportiva non ha inoltre ancora diffuso le sue linee guida sulla distanza interpersonale da mantenere negli spogliatoi. Servirà concertazione, organizzazione e unità d’intenti per fare sì che la Serie A possa ripartire.
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