Lunedì 6 aprile un importante quotidiano nazionale titolava in prima pagina “La prima cosa bella”. Il pomeriggio precedente il consueto bollettino diffuso dal Dipartimento della Protezione Civile riportava una prima, modesta flessione nel conteggio dei ricoverati in terapia intensiva a causa del coronavirus: diciassette in meno rispetto al giorno precedente. “La prima cosa bella”. Eppure i morti erano stati 525 in più, per un totale di 15.887. E oggi, domenica 12 aprile 2020, giorno di Pasqua, i morti accertati in Italia per cause legate al coronavirus sono complessivamente 19.468.
Viviamo tempi fuori dal normale. Un’emergenza epidemiologica con pochi precedenti nella storia e nessun precedente nelle nostre vite ha reso più fragili le nostre esistenze e più ampio e profondo il vuoto che separa ciò che accade intorno a noi dalle parole che usiamo per definire e descrivere questa realtà. Qualsiasi espressione, persino quelle che provengono dai più risoluti e competenti, rivela uno stato di incertezza e di fragilità latente ma straordinariamente unitaria e condivisa. Pur isolati nelle nostre abitazioni, non siamo forse mai stati più vicini di così.
In queste settimane ci siamo chiesti più volte, qui al Veggente, cosa fosse più utile e rispettoso fare in questa circostanza unica e sconosciuta. Non abbiamo trovato risposte. Una serie di rallentamenti e difficoltà tecniche impreviste e del tutto casuali ha ulteriormente complicato i consueti ritmi di lavoro.
Il desiderio di cercare anche noi elementi utili a prevedere l’unica cosa di cui importi davvero qualcosa a tutti – quando finirà – convive con la voglia di continuare soltanto a occuparci di ciò che da 14 anni è alla base di questo sito e di questo progetto: il divertimento e lo sport. Alla fine abbiamo provato a scrivere di un po’ di tutto, a volte divagando, altre volte osservando i posti del mondo in cui lo sport ha apparentemente subìto alterazioni minori, altre volte ancora cercando spunti tra le infinite ragioni che nonostante tutto inducono a sorridere. Perché nel futuro c’è sempre e comunque quello: si tratta solo di arrivarci il prima possibile.
A una cosa non abbiamo rinunciato e non rinunceremo finché ne avremo la possibilità: tenere compagnia ai nostri lettori. Tenerci compagnia, tutti insieme. Grazie e auguri a voi, dal primo all’ultimo, da chi era qui nel 2006 e da chi è arrivato la prima volta proprio in questi giorni.
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