In Premier League quasi tutti i club vogliono chiudere regolarmente il campionato al più preesto: ci sono nuove idee su format e calendario.
In Premier League, rispetto alla Serie A, i club sono quasi tutti uniti nel volere riprendere il campionato e finirlo, in un modo o nell’altro. Finora l’unica società contraria, più che altro per interessi di classifica visto che si ritrova in zona retrocessione, è il West Ham. Si farà di tutto per finire questo campionato ma le difficoltà non mancano. Il picco di contagi in Gran Bretagna non è ancora arrivato. Le misure preventive del governo sono iniziate in ritardo rispetto all’Italia. La diffusione del coronavirus non si ferma: 33.718 positivi e 2.921 morti in totale, 569 dei quali solo ieri.
Se è prematuro parlare ora di ripresa della Premier League, i club e la Football Association stanno provando a trovare delle linee comuni per un piano straordinario che possa permettere di giocare tante partite in poco tempo. Il “Daily Mail” ha anticipato la possibilità di aumentare a cinque le sostituzioni a partita, visto che ce ne saranno almeno tre a settimana e i calciatori saranno costretti a sforzi intensi. Per velocizzare il gioco si sta inoltre pensando di bloccare il VAR per il finale di campionato.
Un’altra proposta da non escludere è quella arrivata nei giorni scorsi, una sorta di Premier League in formato “Truman Show”. La Premier League potrebbe riprendere a giugno “a porte chiuse” ma con calciatori, staff, arbitri, dirigenti e giornalisti tutti isolati per due mesi in una sede di ritiro condivisa.
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Come riporta l’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport“, il numero uno della Commissione Sport dei deputati Julian Knight ha scritto al governo per chiedere di tassare i club. Si dice «sgomento» dal fatto che alcuni club di Premier hanno messo in cassa integrazione i dipendenti senza toccare gli ingaggi dei calciatori. Knight si riferisce a Newcastle e Spurs. «Questo sistema a doppia velocità è moralmente inaccettabile, specie se si considerano gli elevati stipendi dei giocatori». Knight dà tempo fino a martedì ai club per trovare coi calciatori un accordo per la riduzione degli ingaggi, o porterà avanti la proposta di «una tassa ad hoc».
Il calciatore del Tottenham Son – rientrato in Corea del Sud per proseguire a casa la riabilitazione dopo la frattura al braccio in una partita di campionato dello scorso 16 febbraio – se la Premier League non riprenderà prima della fine di maggio dovrà adempiere al servizio di leva, obbligatorio per tutti i giovani del paese. Son si addestrerà in una base dei marines presso l’isola di Jeju.
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