Il perdurare dell’emergenza legata al coronavirus non consente ancora di capire se e quando sarà possibile tornare in campo per portare a termine le competizioni interrotte.
Per quanto riguarda la Serie B di calcio, una delle tante ipotesi è quella di spalmare il campionato su due stagioni, arrivando a giocare fino al 2021. La proposta è stata avanzata dal presidente del Frosinone, Maurizio Stirpe, che ha sottolineato l’importanza di trovare un modo per completare il campionato in corso e la necessità di disputare il minor numero possibile a porte chiuse. Se anche si ricominciasse a giocare entro qualche settimana, sarebbe impossibile farlo con il pubblico sugli spalti: tra alcuni mesi, invece, la gente potrebbe tornare a riempire gli stadi.
Serie B, le proposte degli altri presidenti
Le reazioni di altri presidenti di club di Serie B non si sono fatte attendere e sono state contrastanti.
Il più entusiasta è apparso Antonio Gozzi della Virtus Entella, che ha definito «intelligente» questa ipotesi, perché «nell’emergenza salva regolarità del campionato e distribuisce equamente i sacrifici tra società, atleti, sponsor, abbonati e tifosi. Non so quando si potrà riprendere a giocare, e l’ipotesi di farlo a porte chiuse, mortificando tifosi e sponsor, non è certo la migliore delle soluzioni. Oggi il primo obiettivo è uscire, il più velocemente possibile, dall’emergenza sanitaria e salvaguardare la salute dei nostri tesserati, ma bisogna nel contempo avere la forza di progettare un nuovo futuro del movimento e rendere più stabile la sua tenuta economica».
Duncan Niederauer del Venezia si è mostrato possibilista: «Soluzioni come quella prospettata dal presidente Stirpe si possono prendere in considerazione, ma bisogna darci il tempo per capire meglio i numeri complessivi». Anche il presidente del Cosenza, Eugenio Guarascio, ha assunto una posizione moderata: «La proposta di Stirpe è da valutare, ora la priorità è non penalizzare nessuno e tener conto degli equilibri economici delle società».
Oreste Vigorito del Benevento è ovviamente favorevole al completamento dell’attuale campionato, visto che la sua squadra era ormai a un passo dalla promozione, prima che l’attività agonistica venisse sospesa. Riguardo a un’eventuale spalmatura su due stagioni, però, è molto dubbioso. Ecco le parole pronunciate da Vigorito: «Condivido il principio di base di Stirpe, portare a termine l’attuale campionato non appena ci saranno le condizioni, ma non capisco il meccanismo per arrivare al 30 giugno 2021. Io ritengo che si possa giocare anche nei mesi estivi per completare l’attuale stagione, e questo vale per tutte le categorie. Una volta terminato questo campionato, e avuti tutti i verdetti, possono bastare anche soli quindici-venti giorni di stop, prima di ripartire con il nuovo».
Daniele Sebastiani del Pescara ha dimostrato di essere sulla stessa lunghezza d’onda di Vigorito: «Non sono favorevole ai due anni, ma condivido tutti gli altri pensieri espressi da Stirpe».
Paolo Rossi della Cremonese ha definito «impraticabile» l’idea di Stirpe, in quanto «spalmare una decina di gare è solo un pesante aggravio di costi fissi da pagare, sponsor che abbandonano e ricavi zero». Con riferimento alla possibilità di cristallizzare il campionato, inoltre, ha aggiunto: «È una decisione che non potrebbe essere presa da FIGC o Leghe, sarebbe impugnabile. Dovrebbe essere lo Stato, con decreto legge, a fermare tutto».
Anche Stefano Chisoli dello Spezia e Mauro Lovisa del Pordenone si sono detti contrari a una spalmatura su due anni, mentre Andrea Langella della Juve Stabia ha fatto capire di ritenere opportuno «evitare scelte di compromesso: o si riprende il campionato, comprimendo il calendario, o si blocca la B in via definitiva, cristallizzando la classifica».
La posizione del Pisa
Giuseppe Corrado del Pisa, infine, è stato drastico e ha lanciato un’ulteriore ipotesi, basata sulla disputa delle partite a porte chiuse, che oltretutto, a suo parere, permetterebbe ai club di ricavare maggiori introiti dai diritti televisivi: «Non posso essere d’accordo né sotto l’aspetto sportivo, né sotto quello aziendale. Il campionato deve finire come è cominciato, anche a costo di arrivare a Natale. Dal punto di vista della gestione aziendale, poi, fare un campionato in due anni e pagando un anno di stipendio ai tesserati in due stagioni non migliorerebbe i risultati economici. La disputa di un solo torneo, in due anni, genererebbe anche ricavi totali del valore di un anno in due stagioni e, pertanto, costi e ricavi si compenserebbero senza generare positività. Occorrerà, invece, un accordo con i calciatori per contenere il costo in questa stagione e pensare ad un prossimo campionato di transizione che, su basi anche diverse, potrebbe iniziare alla fine del 2020 e chiudersi a giugno 2021. Giocare a porte chiuse non è affatto una mortificazione del calcio e creerebbe i presupposti per avere nuove opportunità dalle tv. Sarebbe una vera mortificazione, invece, per tanti appassionati, stare troppo tempo senza partite».
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