Il coronavirus non risparmia nessuno, nemmeno le persone più giovani e forti. Persino tanti sportivi professionisti si sono recentemente ammalati. Coloro che sono al di sotto di una certa soglia d’età hanno possibilità molto maggiori di accusare sintomi più lievi e di guarire: per tutti, però, i danni rischiano di protrarsi nel tempo.
Per quanto riguarda il campionato di calcio di Serie A, il primo atleta risultato positivo è stato Daniele Rugani, lo scorso 11 marzo. Subito dopo, l’elenco è diventato decisamente più lungo: anche Blaise Matuidi, Paulo Dybala, Dusan Vlahovic, Patrick Cutrone, German Pezzella, Manolo Gabbiadini, Albin Ekdal, Antonio La Gumina, Morten Thorsby, Fabio Depaoli, Bartosz Bereszynski, Mattia Zaccagni, Marco Sportiello e Daniel Maldini – figlio di Paolo, peraltro anch’egli colpito dal virus – ne fanno attualmente parte.
Nell’edizione odierna, il “Corriere dello Sport” analizza le possibili conseguenze a lungo termine per gli atleti che hanno contratto il COVID-19.
Da qualche giorno, si sta ipotizzando che ipertensioni, aritmie, danni cardiaci acuti e cardiopatia ischemica potrebbero essere causati dal coronavirus. Non ci sono ancora certezze assolute, ma i risultati emersi da alcune autopsie vanno in questa direzione. La vicinanza tra i polmoni – organi messi a dura prova dall’agente patogeno – e il cuore, oltretutto, rappresenta un altro elemento che consolida la ricostruzione appena riportata.
Coronavirus, esami approfonditi per i calciatori quando riprenderà l’attività agonistica
Gli atleti colpiti dal coronavirus, dunque, dovranno sottoporsi a specifici e approfonditi esami, nel momento in cui l’attività agonistica ricomincerà.
Il mondo dello sport sarà prossimamente chiamato a redigere un protocollo operativo, che dovrà essere compilato seguendo le linee guida indicate dalla Federazione medico-sportiva italiana, guidata dal dottor Maurizio Casasco, il quale ricopre anche il ruolo di presidente dell’Executive Board della Federazione europea di medicina dello sport.
Nel calcio italiano, comunque, le visite mediche sono sempre state particolarmente approfondite. Quando si potrà tornare in campo, sarà fondamentale alzare ulteriormente la soglia dell’attenzione ed effettuare esami ancor più minuziosi del solito, prima di concedere eventualmente l’idoneità sportiva agli atleti che hanno contratto il coronavirus.