Per cercare di capire quando potrà ripartire la Serie A, l’unico modello a cui si può fare riferimento è quello del campionato cinese. La Chinese Super League è ancora ferma e non c’è una data ufficiale per la ripartenza, ma la Cina è l’unica nazione che ha preceduto l’Italia nella diffusione del coronavirus.
Come riporta il “Corriere dello Sport” in edicola oggi, il primo morto a Wuhan per coronavirus è datato 11 gennaio, ma il Covid-19 circolava già da dicembre. Il primo decesso in Italia c’è stato il 21 febbraio, quindi con un mese e un giorno di ritardo. In Cina per fortuna non ci sono più nuovi contagi in loco, la pandemia è stata fermata dopo due mesi e mezzo ma ancora non è possibile ufficializzare la ripartenza del campionato.
La positività al coronavirus del calciatore belga dello Shandong Luneng Marouane Fellaini ha posticipato le decisioni ufficiali della federazione calcistica. Da Pechino le indiscrezioni parlano di una ripartenza fissata per metà maggio, e cioè a più di quattro mesi di distanza dal primo contagio.
Serie A, difficile ripartire prima di giugno
Considerando il fatto che l’Italia ha preso delle misure meno restrittive della Cina per contenere la diffusione del coronavirus, a volere essere ottimisti è difficile pensare a una risoluzione più rapida del problema. La data che era stata indicata dai vertici del calcio italiano come realistica per la ripartenza del campionato (il 3 maggio) appare a questo punto una chimera.
La realtà dice che sarà molto complicato partire prima di giugno. Molti calciatori stranieri stanno lasciando l’Italia per rientrare nei propri paesi d’origine, è accaduto finora con cinque calciatori della Juventus e altri potrebbero seguirli. C’è l’ipotesi che al loro rientro saranno costretti a un nuovo isolamento di 14 giorni, e tutte queste dinamiche non fanno altro che spostare ancora più in avanti la ripresa del campionato. Con la speranza che i casi di positività dei calciatori non vadano avanti. L’ultimo è arrivato ieri: il secondo portiere dell’Atalanta Marco Sportiello.
Un’eventuale ripartenza della Serie A a giugno sarebbe inoltre immaginabile solo a porte chiuse. E per alcune squadre come quelle lombarde, in particolare Atalanta e Brescia, potrebbe essere necessario giocare in altre zone d’Italia meno colpite. Si naviga a vista, con la speranza che arrivino presto buone notizie: non per la ripartenza veloce del campionato, ma per la salute degli italiani.
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