Una paffuta marmotta, fortunatamente illesa, si è fatta notare sulla pista di Montreal: la storia della Formula 1 è piena di bestiole audaci.
Venerdì scorso durante le prove libere del Gran Premio del Canada il pilota di riserva canadese Nicholas Latifi, alla guida della Williams, ha evitato per poco di investire una marmotta. Era una delle prime fasi di tutto il weekend di gara e non c’erano molte macchine in pista. Approfittando dell’assenza di traffico la marmotta ha tentato di attraversare la carreggiata ma ha quasi subito cambiato idea, mentre sopraggiungeva la Williams, ed è tornata sui suoi passi. “Ho quasi investito una marmotta”, ha comunicato Latifi via radio, dimostrando di aver riconosciuto la bestiola nonostante la fugacità dell’incontro.
Per quanto occasionali, questi incidenti in Formula 1 – a volte evitati, più spesso inevitabili – non sono eventi così eccezionali, specialmente nei circuiti lontani dai centri urbani o immersi in aree dalla folta vegetazione. È abbastanza frequente vedere delle marmotte in zone di praterie e boscaglie collinari o in zone lagunari e umide come quelle di Montreal. L’anno scorso, sempre al Gran Premio del Canada, il pilota francese della Haas Romain Grosjean non riuscì a evitare l’impatto con una marmotta durante una sessione di prove. Lo sfortunato roditore fu investito in pieno nel punto della pista in cui le macchine raggiungono le velocità più elevate (circa 330 chilometri orari).
La macchina di Grosjean riportò qualche danno all’ala anteriore, e il pilota si lamentò con i commissari di pista perché quella marmotta era stata vista dai piloti da quelle parti già da qualche giro prima. Ma la marmotta non è l’unico animale che sia finito in una pista nella storia della Formula 1.
Uno dei primi e più citati incontri ravvicinati tra animali e macchine di Formula 1, di cui esistano immagini fotografiche, risale al 1987. Durante una sessione di prove libere nel Gran Premio d’Austria, sul circuito di Zeltweg, tra le montagne della Stiria, il pilota svedese della McLaren Stefan Johansson investì un giovane cervo che attraversò improvvisamente la pista. In quel tratto una macchina di Formula 1 passava normalmente a 290 chilometri orari. Nello scontro – mortale per l’ungulato – la macchina di Johansson perse gli attacchi delle sospensioni anteriori e posteriori di sinistra e, fuori controllo, finì contro le barriere all’esterno della pista. Johansson se la cavò con un paio di costole rotte. È opinione condivisa che, nel caso di un impatto più frontale, il cervo – un esemplare giovane può arrivare a pesare 90 chili – avrebbe colpito direttamente il casco, e anche il pilota sarebbe rimasto ucciso.
In quello stesso circuito, quattordici anni dopo, un altro cervo fu avvistato in pista durante una sessione di prove del Gran Premio d’Austria. “Juan, abbiamo visto un cervo – (“deer”, in inglese) – nel circuito, è lì da qualche parte, quindi per precauzione è meglio se torni ai box”, disse via radio al pilota colombiano Juan Pablo Montoya il suo ingegnere di pista. “Oh, cielo!”, rispose Montoya con un gioco di parole (“Oh, dear”). “Sì, un cervo. È come un cavallo con le corna”, disse l’ingegnere stando al gioco, mentre Montoya ridacchiava.
Il pilota inglese Jenson Button, campione del mondo nel 2009, esordì in Formula 1 con la Williams nel 2000. Qualche settimana prima del debutto svolse alcuni test sul Circuito di Kyalami, in Sudafrica. Era quindi una delle prime volte che guidava una macchina di Formula 1. Durante quelle prove con la Williams, mentre andava a circa 260 chilometri orari, colpì in pieno un uccello, che finì esattamente contro il “muso” e il sottile parabrezza della macchina. I resti dell’uccello finirono contro la visiera del casco di Button, nell’abitacolo e anche all’interno della presa d’aria.
Poche settimane dopo, al Gran Premio d’Australia a Melbourne, il suo primo da pilota ufficiale di Formula 1, incredibilmente Button investì e uccise un altro uccello, colpendolo con uno degli specchietti retrovisori della macchina. Avvisò via radio il suo ingegnere di pista, tra le risate dei meccanici, increduli.
Durante il Gran Premio del Canada del 2016 il pilota tedesco della Ferrari Sebastian Vettel riuscì a evitare due gabbiani che si trovavano al centro della carreggiata, in uscita da una curva. “Stavano lì, belli tranquilli, e non si sono spostati quando sono arrivato a tutta velocità”, disse Vettel a fine gara.
Anche i conigli rientrano nel grande gruppo di animali visti in un circuito di Formula 1. È accaduto di certo almeno tre volte: in Germania nel 2001, in Cina nel 2009 e in Austria nel 2016, fortunatamente senza mai conseguenze né per i piloti né per i conigli. In genere gli esemplari di questa specie rischiano un po’ meno di finire investiti (un po’ meno di una marmotta, quantomeno).
Nel 2012 una volpe prima e uno scoiattolo poi attraversarono la pista, indenni, durante una sessione di prove libere del Gran Premio del Canada (ce n’è di fauna, a Montreal).
Un altro scoiattolo, nell’edizione del Gran Premio del Canada del 2017, riuscì ad attraversare interamente la carreggiata zampettando, in un un punto e in un momento senza traffico.
Sì, è capitato anche questo. Durante le prove libere della prima storica edizione del Gran Premio d’India, nel 2011 a Noida, un cane entrò nel circuito – e non fu l’unico in quel weekend – e corse liberamente e a lungo, comicamente inseguito dai commissari di pista. Per pochissimo non finì investito dalla Lotus guidata dal pilota “di casa”, l’indiano Karun Chandhok. Andò purtroppo molto peggio al cane entrato in pista durante una corsa di GP2 in Turchia, nel 2008, investito in pieno dal pilota Bruno Senna.
Nel Gran Premio dell’Azerbaigian, che è presente nel calendario di Formula 1 soltanto da pochi anni, è capitato nel 2016 di vedere un gatto scendere giù da un muretto e attraversare la pista poco prima del passaggio della Mercedes di Lewis Hamilton.
Seriamente. Al Gran Premio di Singapore, nel 2016, un varano adulto – una specie di lucertolone gigante – attraversò la pista in un punto piuttosto trafficato. “Ehi, c’è una lucertola gigante in pista, non sto scherzando. È alla curva numero tre”, disse il pilota Max Verstappen via radio. “Faccia a faccia con Godzilla, amico”, gli rispose il suo ingegnere di pista.
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