Nei giorni scorsi diversi siti di sport hanno riportato qualche estratto di una recente intervista a Mick Schumacher, figlio di Michael Schumacher, il più vincente pilota di Formula 1 di tutti i tempi. Mick è un apprezzato pilota da corsa di diciannove anni. Nel 2018 ha vinto il campionato europeo di Formula 3 e quest’anno corre in Formula 2 con la squadra italiana Prema Powerteam. Di lui si è parlato ultimamente in seguito al suo ingresso nel Ferrari Driver Academy, il programma Ferrari di scuola guida per piloti da corsa.
Essere paragonato a mio padre non è mai stato un problema, per me. Il motivo è semplice. Essere paragonato al miglior pilota della storia della Formula 1 dal mio punto di vista è l’obiettivo da raggiungere. E che quel pilota sia il mio idolo e sia mio padre è qualcosa di veramente speciale. Per me è un onore essere paragonato a lui, perché così posso imparare e cercare di migliorare.
Rispetto ad altri suoi colleghi coetanei, o anche più giovani di lui ma già titolari in Formula 1, Mick non ha propriamente bruciato le tappe. Il frequente paragone tra lui e suo padre, compiuto perlopiù da non addetti, e quello – forse più significativo – tra lui e altri giovani piloti più affermati contribuisce a far apparire i progressi di Mick relativi e modesti. In molti concordano comunque nel non riconoscere in lui sufficienti segni del formidabile talento di suo padre Michael Schumacher.
In altre interviste recenti Mick si è detto riconoscente e grato ai suoi genitori, tra le altre cose, per la riservatezza da loro da sempre mostrata con i media. “Sono molto felice, di questa cosa di essere libero di fare un giro in città senza che nessuno sappia chi sono”, ha raccontato Mick.