La Juventus ha perso 2-0 al Wanda Metropolitano contro l’Atletico Madrid la partita di andata degli ottavi di Champions League. Considerando la storia recente, gli investimenti compiuti nell’estate scorsa e soprattutto l’ampio margine di vantaggio già acquisito sugli avversari in campionato, la Champions League è da molti considerata la competizione a cui la Juventus dovrebbe destinare maggiori attenzioni in questa stagione. Gli errori commessi nella partita di andata degli ottavi sembrano riflettere non tanto un nervosismo determinato da questo carico di aspettative quanto un’insufficiente attenzione ai particolari, una scarsa intraprendenza e, in generale, una condizione fisica imperfetta.
Come è successo
Dopo un primo tempo in cui la Juventus era riuscita a tenere bene il campo, l’Atletico Madrid ha completamente preso il controllo della partita nel secondo tempo. È andato vicino al gol in tre diverse occasioni prima di segnare. Al 49° minuto Antoine Griezmann, pur tra tre giocatori della Juventus, ha trovato Diego Costa libero in area con un passaggio in profondità. Dopo essersi liberato della marcatura di Bonucci (troppo timorosa), Diego Costa ha poi calciato il pallone fuori dalla porta, da solo davanti a Szczesny. Pochi minuti dopo, con un altro passaggio di prima in area, è stato Koke a mettere Griezmann davanti alla porta. Il pallonetto del francese è finito sulla traversa dopo una lieve ma decisiva deviazione di Szczesny.
Al 70° minuto Alvaro Morata, ex giocatore della Juventus, ora in prestito all’Atletico dal Chelsea, ha segnato di testa su un cross di Filipe Luis dalla sinistra. Il gol è stato poi correttamente annullato tramite verifica al VAR perché Morata si era liberato della marcatura di Chiellini con una leggera spinta. Sono passati sei minuti e l’Atletico è andato in vantaggio con un gol di José María Giménez in mischia, sugli sviluppi di un calcio d’angolo. All’82° l’Atletico ha segnato anche il secondo, con un’azione molto simile a quella del primo gol. Sugli sviluppi di un calcio piazzato Diego Godin si è ritrovato il pallone tra i piedi ed è stato abile a calciarlo verso la porta da posizione ravvicinata ma molto defilata.
Cosa è mancato alla Juventus
Al di là degli errori specifici della squadra, una delle principali chiavi di lettura della partita è stata proposta dallo stesso allenatore della Juventus. “Sono più abituati di noi a giocare partite di questo tipo”, ha detto Allegri riferendosi al pressing costante e all’aggressività dell’Atletico in momenti della partita in cui il gioco era “bloccato”. L’impressione condivisa da molti commentatori è che la Juventus sia arrivata a questa prima partita degli ottavi di Champions senza un adeguato “addestramento” agonistico ricavabile dalle partite di campionato.
La classifica di Serie A lascia ormai da molte settimane pochissimi dubbi riguardo a quale sarà ancora una volta la squadra vincitrice dello Scudetto. La Juventus ha un margine di tredici punti sul Napoli, secondo, e praticamente nessuna possibilità di dilapidare del tutto questo vantaggio prima della fine della stagione. I suoi avversari, salvo rare eccezioni, tendono a giocare le partite preoccupandosi principalmente di non fare brutte figure, specialmente a Torino, più che provare a vincere.
Nella Liga spagnola l’Atletico Madrid è in seconda posizione con sette punti da recuperare al Barcellona e due di vantaggio sul Real. Nel turno scorso ha battuto a fatica in trasferta per 1-0 la penultima squadra in classifica, il Rayo, nel derby “minore” di Madrid. E nelle due giornate precedenti aveva perso contro il Betis e il Real Madrid. In generale le tre “grandi” del campionato – il Barcellona, il Real Madrid e Atletico – stanno affrontando ogni settimana squadre che mai come in questa stagione stanno lottando per obiettivi condivisi e con l’ambizione di fare punti in ogni partita. Tra il Siviglia, quarto, e il Rayo Vallecano, penultimo, ci sono soltanto quattordici punti e ben sedici squadre.
Nel secondo tempo, messa sotto pressione dall’Atletico, la Juventus ha inoltre mostrato un’eccessiva, rischiosissima inclinazione a reclamare l’intervento dell’arbitro nei contrasti rudi in area di rigore e fuori. L’Atletico è notoriamente una squadra che punta moltissimo proprio su quel tipo di gioco. Anche a voler ipotizzare una tendenza dell’arbitro a spezzettare molto la partita, era ragionevole aspettarsi che su un certo numero minimo di contrasti non sarebbe comunque intervenuto.
Il coraggio dell’Atletico
L’Atletico è riuscito bene in quello che la Juventus, nel secondo tempo, non ha nemmeno provato a fare. La squadra di Diego Simeone ha cercato la profondità con passaggi di prima, anche a costo di commettere errori. La Juventus ha invece giocato con estrema lentezza, aspettando il posizionamento dei centrocampisti e degli attaccanti (ma di conseguenza anche quello degli avversari). Ha rischiato poco in fase di possesso, finendo per subire il pressing alto dell’Atletico.
È stato un aspetto tanto più sorprendente se si considera che in diversi reparti l’Atletico è tecnicamente inferiore alla Juventus. Questi limiti non gli hanno impedito di provare a giocare con coraggio e persino con “leggerezza”, cercando di sorprendere il centrocampo della Juventus.
Cosa serve nella partita di ritorno
“Dovremo essere bravi a muovere di più il gioco”, ha sintetizzato Allegri al termine dell’incontro. Passare il turno sembra un’impresa non meno complicata di altre che la Juventus in tempi recenti è riuscita a compiere in questa competizione. Il problema più grande è non aver segnato almeno un gol. Un gol segnato in trasferta avrebbe permesso alla Juventus di giocare il ritorno a viso più aperto e senza il timore di prenderne uno. In questo caso invece servirà molto di più “usare la testa”, come lo stesso Allegri sembrava indicare ai suoi giocatori dalla panchina dopo il secondo gol dell’Atletico.
Paradossalmente la Juventus dovrà giocare una partita perfetta prima di tutto sul piano difensivo. Subire anche un solo gol la metterebbe nella scomodissima condizione di doverne fare quattro. E a meno di casi eclatanti quattro gol a Jan Oblak, uno tra i migliori portieri al mondo, non li segni. Servirà poi verticalizzare di più, cercare gli esterni e le punte con maggiore rapidità e profondità, e prendersi più rischi negli uno contro uno. È in quel tipo di azioni che la Juventus dovrà cercare di “prendere” fallo, non nei contrasti in area o nei duelli aerei. Tentare di fermare un giocatore lanciato in profondità potrebbe indurre l’Atletico a commettere errori decisivi. E un’espulsione sarebbe il tipo di episodio in grado di girare completamente la partita in favore della Juventus.