Olivier Giroud, trentaduenne attaccante del Chelsea e della nazionale francese campione del mondo, ha parlato di una durevole resistenza del mondo del calcio ad ammettere e includere l’omosessualità nel professionismo a tutti i livelli. In un passaggio di un’intervista pubblicata dal quotidiano francese Le Figaro, poi molto ripresa dai media sportivi internazionali, Giroud ha risposto a proposito di questo persistente taboo.
Quando vidi Thomas Hitzlsperger fare coming out nel 2014, fu un momento molto emozionante. È lì che ho capito che è impossibile dichiarare apertamente la propria omosessualità nel calcio. Negli spogliatoi c’è sempre un sacco di testosterone, prese in giro e docce di gruppo. È difficile ma è così. Capisco il tormento e la difficoltà delle persone che fanno coming out, è una dura prova dopo anni di lavoro su se stessi. Su questi temi sono una persona ultra-tollerante. Quando giocavo a Montpellier fui coinvolto in questa battaglia finendo sulla copertina di Têtu [rivista gay francese]. E quando l’Arsenal ha chiesto di usare laccetti color arcobaleno per sostenere la comunità gay l’ho fatto. Che ci sia ancora molto lavoro da fare su questo argomento è il minimo che si possa dire.
In questi giorni Giroud, uno dei centravanti fisicamente più forti al mondo, è impegnato con la nazionale francese nelle partite della UEFA Nations League (stasera la Francia gioca contro l’Olanda). Soltanto in anni recenti è riuscito a ricevere apprezzamenti più unanimi e condivisi, dopo essere a lungo stato considerato da alcuni tifosi e addetti un sostituto di Karim Benzema promosso a titolare per necessità prima che per meriti. Con la maglia della nazionale francese ha segnato complessivamente 32 gol in 85 presenze.