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E insomma chi vince il Mondiale?

Un sondaggio tra i lettori, ma prima le nostre ipotesi in ordine di fiducia. Per vincere un Mondiale serve un portiere bravo e una difesa collaudata, un buon centrocampo e almeno un attaccante che segni sempre, non importa come. Serve anche un commissario tecnico bravo a fare le cose facili, senza ghiribizzi, e ovviamente un po' di fortuna, inclusa quella di un girone eliminatorio semplice e un percorso non impossibile tra ottavi e quarti di finale. A noi pare di vederne tre, di nazionali con queste caratteristiche.

Un sondaggio tra i lettori, ma prima le nostre ipotesi in ordine di fiducia. Per vincere un Mondiale serve un portiere bravo e una difesa collaudata, un buon centrocampo e almeno un attaccante che segni sempre, non importa come. Serve anche un commissario tecnico bravo a fare le cose facili, senza ghiribizzi, e ovviamente un po’ di fortuna, inclusa quella di un girone eliminatorio semplice e un percorso non impossibile tra ottavi e quarti di finale. A noi pare di vederne tre, di nazionali con queste caratteristiche.

Terza ipotesi: Germania

Il portiere

La Germania ha uno dei portieri più forti al mondo, Manuel Neuer, che però in questa stagione non ha praticamente mai giocato al Bayern Monaco per via di un infortunio. Neuer è tornato ad allenarsi con regolarità nell’ultimo mese, ha giocato le amichevoli contro Austria e Arabia Saudita e, se non ci saranno ricadute, sarà il titolare. Una eventuale sua assenza non sarebbe comunque un problema troppo grande, perché il sostituto sarebbe Marc-André ter Stegen che ha fatto una gran stagione al Barcellona limitando gli errori rispetto al passato.

La difesa

La difesa non è mai stata il punto di forza principale della squadra, nell’attuale ciclo vincente della Germania. Non tanto perché gli interpreti del ruolo siano scarsi, anzi, quanto per la vocazione offensiva del modulo di gioco e per la sostanziale assenza di centrocampisti di contenimento nelle formazioni che solitamente il commissario tecnico Joachim Löw manda in campo. La coppia di centrali formata da Jérôme Boateng e Matt Hummels è una delle migliori del Mondiale: si tratta di due calciatori fortissimi e con l’età giusta (hanno entrambi 29 anni) per assicurare sia esperienza che agilità fisica. Sono entrambi troppo propensi agli infortuni, e in caso di assenza di uno di loro il livello si abbasserebbe: Niklas Süle e Antonio Rüdiger non sono all’altezza. Sulle fasce il calciatore più forte è Joshua Kimmich, molto bravo anche ad attaccare.

Il centrocampo

Da quando c’è Joachim Löw come commissario tecnico, la Germania ha sempre avuto a disposizione un centrocampo di altissimo profilo, e sarà così anche in questo Mondiale. Julian Brandt, Julian Draxler, Ilkay Gündogan, Leon Goretzka, Sami Khedira, Toni Kroos, Mesut Özil e Marco Reus, sono centrocampisti di spessore e con caratteristiche diverse, motivo per cui l’allenatore potrà scegliere di volta in volta quelli più adatti ad affrontare l’avversario di turno. Ci sono però dei problemi con Mesut Özil e Ilkay Gündogan, tutti e due di origini turche, severamente criticati in Germania – e destinatari di molti fischi e contestazioni nelle ultime amichevoli da parte dei tifosi – per avere posato in foto con il presidente Recep Tayyip Erdoğan. Le polemiche per la mancata convocazione di Leroy Sané e la rissa in allenamento tra Rüdiger e Kimmich raccontano anche di uno spogliatoio non proprio sereno e unito: un fattore che potrebbe incidere negativamente.

L’attacco

Sarà il primo Mondiale senza Miroslav Klose e sarà un’assenza che potrebbe farsi sentire. La Germania non ha ancora trovato un erede, e la conferma viene dal fatto che Joachim Löw abbia deciso di convocare tra gli altri Mario Gomez, il cui rendimento è costantemente calato nelle ultime stagioni. Il buon girone di ritorno giocato allo Stoccarda non basta per pensare a una rinascita di questo fromboliere, e infatti il titolare dovrebbe essere Timo Werner, sempre che l’allenatore non decida di fare giocare Thomas Muller come attaccante. Il problema è che Muller negli ultimi due anni ha segnato meno che in passato (appena 13 gol nelle ultime due stagioni di Bundesliga) mentre Werner è forse ancora immaturo per giocare ad altissimi livelli.

Il commissario tecnico

Il fatto che nella lista dei convocati non sia stata fatta distinzione tra centrocampisti e attaccanti fa capire il modo di vedere il calcio del commissario tecnico Joachim Löw, che ama non dare punti di riferimento in fase offensiva agli avversari. Da quando Löw è in carica, la Germania non ha mai fatto brutte figure nelle fasi finali di Europei e Mondiali: è sempre arrivata quantomeno in semifinale, e ha vinto la Coppa del Mondo nel 2014. La scelta di non convocare Leroy Sané è azzardata, e forse nasconde problemi di convivenza nello spogliatoio finora mai affrontati.

Il percorso verso la finale

La Germania potrebbe essere favorita dal tabellone. Se come probabile si classificherà al primo posto nel suo girone relativamente semplice (le altre sono Messico, Svezia e Corea del Sud), si ritroverà nella parte bassa del tabellone. Negli ottavi potrebbe trovare una tra Serbia e Svizzera, e ai quarti una tra Polonia e Inghilterra. Se il Brasile e la Francia vinceranno i loro rispettivi gironi, la Germania potrà affrontare solo una delle due, e non prima di un’eventuale finale.


Seconda ipotesi: Francia

Il portiere

Il portiere non è un punto di forza della Francia, anzi potrebbe essere uno dei suoi limiti. Il portiere del Tottenham Hugo Lloris, che della nazionale francese è anche il capitano, non è mica scarsissimo, ma generalmente il suo contributo non è determinante come quello di altri portieri impegnati in questo Mondiale. Nelle ultime tre stagioni di Premier League è stato il portiere che ha subìto più gol (10) causati da errori individuali, cinque dei quali commessi in questa stagione, e tutti in partite importanti contro Chelsea, Manchester City e Arsenal. Il fatto che gli errori siano stati commessi in partite decisive non depone a suo favore e non è una buona cosa per la Francia: quando il Mondiale entrerà nelle fasi più difficili, Lloris potrebbe essere un problema più che una risorsa.

La difesa

I difensori centrali sono Samuel Umtiti e Raphael Varane. Giocano titolari nel Barcellona e nel Real Madrid, e tanto basta a comprenderne quantomeno il valore di mercato. Formano tuttavia una coppia anagraficamente troppo giovane, quando un po’ di esperienza in più sarebbe forse stata utile, alla Francia. Di esperienza ne ha certamente Rami, difensore però tecnicamente inferiore rispetto ai suoi compagni di reparto. Un grande interrogativo sono le fasce: Benjamin Mendy e Djibril Sidibé sono due “treni” ma in questa stagione non hanno quasi mai giocato, a causa di infortuni. Se non avranno ricadute o affaticamenti post infortunio, potrebbero essere di grande aiuto per la Francia.

Il centrocampo

Il commissario tecnico Didier Deschamps ha a disposizione centrocampisti di indubbio valore, anche se manca il classico regista. Potrebbe non servire, visto che l’attacco è formato da tre straordinari calciatori, molto veloci, e visto che il gioco dovrebbe svilupparsi maggiormente sulle fasce. Di sicuro c’è che N’Golo Kanté è un grande recuperatore di palloni, e che Paul Pogba ha fisico e qualità tecniche. Gli altri potenziali titolari nel centrocampo a tre sono Steven N’Zonzi, Blaise Matuidi e Corentin Tolisso.

L’attacco

La Francia ha probabilmente l’attacco più forte tra le nazionali che partecipano al Mondiale, insieme a quello dell’Argentina. Il fatto è che di attaccanti ne potranno giocare al massimo tre, e la scelta dovrebbe ricadere su Ousmane Dembelé, Kylian Mbappé e Antoine Griezmann. Quando servirà una torre in attacco ci sarà Olivier Giroud, e non vanno dimenticati nemmeno giocatori come Thomas Lemar, Nabil Fekir e Florian Thauvin, gli ultimi due autori di una grande stagione con il Lione e il Marsiglia. E pensare che ci sarebbe pure Benzema, non convocato per motivi disciplinari.

Il commissario tecnico

Didier Deschamps sembra avere scelto il modulo giusto per la Francia. Vero che ci sono tantissimi attaccanti forti, ma con il 4-2-3-1 la squadra diventerebbe troppo sbilanciata, e i trequartisti dovrebbero sprecare troppe energie in fase di non possesso palla. L’obiettivo pare quello di mettere centrocampisti tostissimi per rischiare poco in fase di non possesso palla, sviluppare il gioco sulle fasce con i veloci terzini Mendy e Sidibé, e per il resto lasciare fare a Dembelé, Mbappé e Griezmann: non una cattiva idea.

Il percorso verso la finale

La Francia è capitata in un girone abbordabile: inizierà il Mondiale contro l’Australia, una delle nazionali più scarse tra quelle partecipanti. Poi contro il Perù e la Danimarca dovrebbero arrivare gli altri punti utili per la conquista del primo posto. Nelle fasi eliminatorie il cammino diventerebbe più complicato. Negli ottavi di finale potrebbe incrociare la Croazia, e poi da quella parte del tabellone potrebbe ancora esserci anche l’Uruguay, squadra sempre difficilissima da affrontare (una specie di Atletico Madrid delle nazionali). In una eventuale semifinale potrebbe poi trovare il Brasile. Insomma non sarà facile per niente, dal 28 giugno in poi.


Prima ipotesi: Brasile

Il portiere

Di portieri forti, volendo, il Brasile ne ha pure più di uno. Ederson, titolare del Manchester City, bravo tra i pali e abilissimo anche nei passaggi, dovrà fare da secondo ad Alisson Becker, che è stato il migliore portiere della stagione nei maggiori campionati europei, includendo la Champions League. È stato il miglior portiere delle ultime cinque stagioni di Serie A per percentuale di parate su tiri da dentro l’area di rigore (72,83%). Oltre a essere fortissimo tra i pali, Alisson è bravo nella lettura delle azioni. Il gioco della Roma prevede una linea difensiva schierata alta, e Alisson è stato il portiere di Serie A che ha spazzato più volte il pallone (41) uscendo dai pali per anticipare un attaccante sul possesso palla avversario. Rispetto a Ederson è forse meno preciso nei passaggi lunghissimi, ma non sbaglia mai gli appoggi ai difensori, anche quando è sotto pressione. E nel campionato di Serie A appena concluso si è anche concesso il lusso di sei dribbling sugli avversari, a conferma della sua attuale fiducia in sé stesso.

La difesa

Il commissario tecnico Tite ha a disposizione tre difensori centrali di alto livello. Thiago Silva e Marquinhos hanno il vantaggio di giocare insieme anche nella squadra di club, il Paris Saint-Germain, anche se Marquinhos potrebbe dover lasciare il posto all’interista Miranda, più esperto. Sono centrali difficili da superare nell’uno contro uno, e abili nel gioco aereo. Non c’è più David Luiz, uno dei principali colpevoli della disastrosa e memorabile sconfitta contro la Germania nella semifinale del 2014.

In difesa c’è anche un “attaccante aggiunto”: Marcelo del Real Madrid, fondamentale nei successi in Champions League del suo club. Non sarà irresistibile nelle chiusure, ma anche nel Brasile avrà la funzione di regista arretrato, perché – proprio come nel Real Madrid – a centrocampo c’è Casemiro, un calciatore utilissimo in fase di non possesso palla ma meno abile nei passaggi. Il suo lavoro è essenziale in uscita dalla difesa, quando permette agli altri difensori di scaricare verso l’esterno in caso di pressing alto degli avversari. Ed è essenziale anche in fase offensiva, dove le sue combinazioni con Neymar sono difficilissime da contrastare per le difese avversarie.

Il centrocampo

Il centrocampo del Brasile è una sorta di prima difesa, perché presenta dei calciatori abili a non farsi superare in dribbling e molto intelligenti a livello tattico. Casemiro e Fernandinho riescono a dare equilibrio a due squadre offensive come Real Madrid e Manchester City, e insieme rendono questo Brasile difficilmente attaccabile per vie centrali. E poi c’è Paulinho, che oltre al merito di fare un pressing costante sugli avversari, ha una certa qualità negli inserimenti e nel tiro, ed è sempre tra i primi a farsi trovare pronto davanti alla porta sulle ribattute. Nella Liga spagnola, prima che l’arrivo di Coutinho al Barcellona lo costringesse a giocare in un ruolo diverso, aveva segnato otto gol in diciotto partite.

L’attacco

A giudicare dal gol segnato in amichevole contro la Croazia, Neymar ha recuperato bene dall’infortunio che lo ha reso indisponibile negli ultimi mesi con il Paris Saint-Germain. A 26 anni, ha l’età perfetta per il ruolo che ricopre e per l’incarico tattico di “aprire” le difese avversarie. Neymar è un calciatore forse un po’ troppo innamorato del pallone e dei dribbling, è vero, ma comunque straordinariamente efficace in zona gol: ne ha già segnati 54 su 84 presenze in nazionale, e il sorpasso a Pelé è più che possibile. Prima dell’infortunio al PSG tra campionato e coppe ha segnato 28 gol in 30 partite e servito anche 17 assist. Al Brasile del 2014 non mancava Neymar ma mancava una prima punta di alto livello: Gabriel Jesus, che nel 2014 era ancora un ragazzino delle giovanili del Palmeiras, ha colmato quella lacuna. A 21 anni ha retto magnificamente l’impatto con un campionato difficile come quello inglese: quando non era infortunato, è sempre stato preferito da Pep Guardiola nell’attacco del City al posto di Aguero.

Non mancano le alternative di qualità, in attacco. Fermo restando che saranno Neymar e Gabriel Jesus a partire titolari, Tite ha a disposizione dei calciatori che potranno tornare molto utili anche a partita in corso, come Roberto Firmino del Liverpool e Douglas Costa, uno dei migliori nel 2018 della Juventus. E poi ci sono anche Willian e Coutinho.

Il commissario tecnico

Quello del commissario tecnico è un lavoro molto diverso dall’allenatore di club. Il ct ha poco tempo a disposizione per lavorare con i calciatori, e difficilmente può impostare un modello di gioco dettagliato e organizzato come quelli, per intenderci, di Guardiola, Sarri o Zeman. Deve essere un bravo selezionatore, scegliere i calciatori migliori e inserirli in un modulo vantaggioso per le loro caratteristiche. In sostanza: non deve fare danni. Dopo parecchie scelte bizzarre fatte dalla federazione, il Brasile ha finalmente ingaggiato un commissario tecnico all’altezza del suo incarico. Con Tite i risultati sono nettamente migliorati: la qualificazione al Mondiale è stata raggiunta in scioltezza, e con lui il Brasile ha perso una sola partita (in amichevole) su venti, e ne ha vinte sedici. Da allenatore ha vinto il Mondiale per club nel 2012 con il Corinthians, e ora ha la possibilità di vincere un altro Mondiale, molto più importante.

Il percorso verso la finale

Il Brasile è capitato in un girone relativamente facile, con Svizzera, Costa Rica e Serbia. Nessuna di queste nazionali dovrebbe creare grandi difficoltà alla nazionale allenata da Tite, che dovrebbe chiudere al primo posto. Negli ottavi di finale l’avversaria potrebbe essere il Messico o al limite la Svezia, ma in ogni caso l’arrivo fino ai quarti di finale sembra in discesa. Poi le cose si faranno più complicate. Nella parte del tabellone del Brasile dovrebbero arrivare Belgio o Inghilterra e soprattutto la Francia nell’eventuale semifinale, avversarie non facili.

Se Brasile e Germania vinceranno i rispettivi gironi, come ampiamente probabile, potrebbero poi incontrarsi solo in una eventuale finale.


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Questo contenuto è stato modificato 16 Giugno 2018 11:01

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