Nel gruppo C di Champions League il Barcellona primo con sei punti affronta il Manchester City che ne ha quattro. L’altra sfida vede di fronte Celtic (un punto) e Borussia Monchengladbach (fermo a quota zero).
BARCELLONA – MANCHESTER CITY | mercoledì ore 20:45
Mercoledì sera al “Camp Nou” si gioca senza dubbio la più attesa ed equilibrata partita di questa terza giornata di Champions League: il Barcellona, ossia la più celebrata e vincente squadra degli ultimi dieci anni, tra le più studiate e raccontate di sempre, affronta il Manchester City, una grande squadra europea che da anni cerca di vincere un titolo importante in ambito internazionale. E proprio con il proposito sottinteso di raggiungere questo obiettivo – vincere in Europa – dall’estate scorsa il City è allenato da Pep Guardiola, forse il più apprezzato allenatore al mondo, che il Barcellona lo ha allenato per quattro stagioni trionfali tra il 2008 e il 2012, vincendo tre campionati, due Champions League, due Coppe del Mondo per club e due coppe nazionali (oltre a due edizioni della Supercoppa UEFA e tre della Supercoppa di Spagna).
Nelle prime due partite di Champions League il Barcellona ha battuto 7-0 il Celtic al “Camp Nou” e 2-1 il Borussia Monchengladbach in Germania, e si trova da solo al primo posto nella classifica del gruppo C con sei punti. Il Manchester City ha battuto 4-0 il Monchengladbach all'”Etihad Stadium” nella prima partita, ma nella seconda ha pareggiato 3-3 in casa del Celtic, mostrando alcune vulnerabilità difensive che nelle squadre di Guardiola non sono mai state propriamente insolite, sebbene il periodo al Bayern Monaco avesse parzialmente eclissato questa tendenza (il Bayern di Guardiola ne prendeva pochi in campionato anche in ragione della qualità media piuttosto bassa della Bundesliga).
Come ci arriva il Barcellona
Sabato scorso il Barcellona ha battuto 4-0 al “Camp Nou” il Deportivo La Coruna. Giocava senza i terzini titolari di quest’anno, Jordi Alba e Sergi Roberto, e perciò Luis Enrique ha schierato una specie di difesa a tre con Mathieu, Piqué e Mascherano, affiancati da due esterni larghi a tutto campo: Digne a sinistra e Rafinha a destra. Hanno giocato benissimo, specialmente il ventitreenne brasiliano, autore di due gol, peraltro ben supportato sulla fascia da un centrocampista come Arda Turan, uno molto più abituato a ruoli di copertura di quanto non lo sia Neymar a sinistra.
È anche stata l’occasione per accogliere il ritorno in campo di Leo Messi, che non giocava da oltre tre settimane a causa di un infortunio all’adduttore della gamba destra. È entrato al 56° al posto di Busquets (poco prima era già uscito Luis Suarez, autore di un gran gol anche lui): Messi ci ha messo tre minuti per ricevere un gran passaggio da Neymar (due assist) e segnare un gol non così facile, da posizione piuttosto angolata e con il difensore avversario a cercare di ostacolarlo.
Grazie a questa vittoria il Barcellona è rimasto nel gruppo delle prime sei squadre in classifica, che nello scorso fine settimana hanno vinto tutte: 18 punti l’Atletico e il Real Madrid, 17 il Siviglia, 16 il Barcellona e il Villarreal, e 15 l’Athletic Bilbao. In sostanza ha superato il periodo di assenza di Messi senza flessioni, esclusa la pesante, inattesa sconfitta per 4-3 in casa del Celta Vigo, prima della sosta per le partite di qualificazione delle nazionali al prossimo Mondiale.
Come ci arriva il Manchester City
Meno bene. Nelle ultime settimane, dopo una serie notevole di sei vittorie nelle prime sei partite di campionato, il Manchester City si è un po’ fermato, pur rimanendo primo in classifica insieme all’Arsenal, entrambi con 19 punti. Prima della sosta il City ha perso 2-0 in casa del Tottenham, che ora si trova al terzo posto con 18 punti. Sabato scorso all'”Etihad Stadium” contro l’Everton il City ha soltanto pareggiato: 1-1. Il City ha dominato nel possesso palla (72%) e ha tirato 19 volte (l’Everton soltanto tre): a prescindere da questo apparente dominio statistico, il City però non ha mai dato l’impressione di arrivare in porta con fluidità, facilità e molta frequenza, e le azioni d’attacco sono apparse in alcuni casi troppo farraginose e inconcludenti. A riprova di quanta gazzarra e confusione ci fosse in area di rigore, il City ha anche avuto due calci di rigore a favore (e i falli c’erano): Stekelenburg li ha parati entrambi.
Uno dei pochi confronti statistici persi dal City è stato quello dei contrasti aerei, e proprio da un rilancio non intercettato dalla difesa del City – schierata molto alta – è sorto il gol dell’Everton. Lukaku ha ricevuto palla e – in contropiede, da solo – ha fatto la cosa più saggia che un attaccante potesse fare in quella situazione: invece che accentrarsi e farsi raggiungere dagli altri difensori in recupero, è rimasto largo sulla sinistra difendendo il pallone con il fisico, e in prossimità della porta ha calciato un diagonale di sinistro. Gran gol. Ed è, tra l’altro, il genere di situazione di contrattacco in cui una squadra come il Barcellona segnerebbe quasi sempre, e molto probabilmente con Suarez.
Il gol del pareggio il Manchester City lo ha segnato al 72° con Nolito, di testa, appena entrato in campo al posto di Sané, dopo che anche il nigeriano Iheanacho era uscito dal campo, dieci minuti prima, per lasciare il posto ad Aguero, solitamente titolare e lasciato a riposo perché di ritorno dal Sudamerica dopo le partite di qualificazione al Mondiale. A niente è servito l’inserimento di Kompany al 90°, e la partita si è chiusa sull’1-1.
Infortunati e squalificati
L’avessero giocata tre settimane fa, questa partita, Barcellona e Manchester City non avrebbero avuto a disposizione i due giocatori forse più forti e influenti nelle rispettive rose (certamente in quella del Barcellona): Messi e De Bruyne, che si è da poco ripreso da un infortunio al bicipite femorale. Inizialmente si era creduto che De Bruyne non avrebbe potuto giocare questa partita, ma dopo l’infortunio Guardiola ha suggerito al giocatore di andare a Barcellona da uno dei medici che in passato hanno lavorato con Guardiola, e il piano ha funzionato: De Bruyne è guarito prima del previsto, e ha giocato tutta la partita sabato scorso contro l’Everton.
Anche i terzini titolari del Barcellona, Sergi Roberto e Jordi Alba, si sono ripresi dai loro rispettivi infortuni recenti, e dovrebbero entrambi essere in campo. Al centro della difesa è previsto anche il recupero del francese Umtiti, che quest’anno ha finora giocato molto bene, togliendo di fatto a Mascherano un ruolo che in anni recenti aveva occupato da titolare il più delle volte, di fianco a Piqué. Al City gli unici assenti, entrambi per infortunio, sono Sagna e la riserva Fabian Delph, neanche convocati. Non ci sono squalificati, né da una parte né dall’altra. In altre parole: Barcellona e Manchester City scenderanno in campo con la loro miglior formazione possibile.
Che partita potrebbe uscirne
Il Barcellona affronterà un genere di squadra che in campionato non si trova ad affrontare praticamente mai, ed è un discorso che riguarda non soltanto qualità e tecnica dei calciatori avversari, ma anche inclinazione tattica. Alla fine potrebbe persino cedere al City il possesso palla, circostanza piuttosto insolita per il Barcellona. Ma di certo il Barcellona – grazie alla velocità di Neymar e alla sua crescente intesa con Suarez – saprebbe come sfruttare occasioni come quella capitata all’Everton sabato scorso con Lukaku. Nelle ultime due stagioni – da quando c’è Luis Suarez in squadra, soprattutto – il Barcellona ha progressivamente allargato il ventaglio di azioni di attacco possibili, introducendo alcune giocate in effetti più infrequenti durante la gestione di Guardiola: gli inserimenti di Rakitic o, per esempio, i rapidi contrattacchi con passaggi in verticale rientrano perfettamente in questo discorso.
Questa chiave tattica dovrebbe permettere al Barcellona di vincere anche una partita non facile come questa, fermo restando che il City è in grado di segnare a qualsiasi squadra, e quindi anche alla difesa del Barcellona, che nonostante i benefici tratti dall’inserimento di Umtiti continua a essere probabilmente il reparto meno forte rispetto agli altri. Con due interni veloci e molto mobili come De Bruyne e Silva, i difensori del Barcellona – come anche Busquets – potrebbero essere indotti a raddoppiare la marcatura lasciando scoperta qualche zona del campo sfruttabile dal City per gli inserimenti di Nolito o Sterling.
Le probabili formazioni:
BARCELLONA: Ter Stegen; Sergi Roberto, Piqué, Umtiti, Alba; Busquets, Rakitic, Iniesta; Neymar, Messi, Suarez.
MANCHESTER CITY: Bravo; Zabaleta, Otamendi, Stones, Kolarov; De Bruyne, Fernandinho, Silva; Sterling, Nolito, Agüero.
GOL (1.57, Eurobet)
1 + SUAREZ MARCATORE (2.20, William Hill)
1 + OVER 2,5 + GOL (2.60, Eurobet)
CELTIC – BORUSSIA MONCHENGLADBACH | mercoledì ore 20:45
Il Borussia Moenchengladbach nell’ultimo turno di Bundesliga ha messo fine a una serie di dieci vittorie consecutive in casa pareggiando 0-0 contro l’Amburgo, pur giocando in undici contro dieci per più di un tempo di gioco e sbagliando due calci di rigore e parecchia altre occasioni da gol, anche nei minuti di recupero in cui ha preso un palo. L’altra brutta notizia per l’allenatore Schubert sono le numerose assenze cui dovrà fare fronte in questa difficile trasferta scozzese contro il Celtic: mancheranno Domínguez, Drmić, Christensen, Raffael, Hazard, Johnson e Schulz.
I calciatori del Borussia Monchengladbach, delusi per l’ultima partita non vinta in casa, affronteranno questa trasferta con poche certezze, visto che in trasferta hanno un rendimento disastroso e il boato del Celtic Park mette paura anche agli squadroni, vedi il Manchester City che nel turno precedente non è andato oltre il pareggio (3-3). Le cose non sono cambiate più di tanto rispetto alla scorsa stagione in cui il Borussia ha perso ben dieci partite su diciassette in trasferta in Bundesliga subendo 32 gol in totale: finora hanno fatto un solo punto su nove disponibili e nella precedente partita giocata fuori casa in Champions League hanno subito quattro gol dal Manchester City.
Il Celtic si è ripreso alla grande dopo la batosta subita al Camp Nou (7-0) ed è rimasto imbattuto nelle successive sei partite: il campionato scozzese in realtà non fa testo, ha sorpreso soprattutto il partitone giocato contro il Manchester City in cui ha rischiato addirittura di vincere.
Il Celtic in casa in Europa ha un ottimo rendimento ed è capace di grandi imprese, nel 2012 riuscì a battere il Barcellona 2-1 pur facendo un possesso palla del 27% e tirando in porta appena 4 volte contro le 14 degli avversari. Gli oltre sessantamila tifosi del Celtic Park di Glasgow si faranno sentire anche stavolta, la novità rispetto agli anni passati è che il nuovo allenatore Brendan Rodgers – in carica dallo scorso mese di maggio – non è abituato a fare giocare alle sue squadre un calcio difensivo basato sulle ripartenze, e lo si è capito bene nella sconfitta del Camp Nou (7-0) in cui la fase di non possesso palla è stata pessima. Rodgers ama il gioco offensivo, vuole dominare le partite. Il problema è che se in Scozia – dove il livello medio del campionato è bassissimo – il Celtic in questo modo si diverte più che in passato (dopo 8 giornate ha 22 punti e ben 26 gol segnati), in Europa contro squadre più forti fa un’enorme fatica perché non ha alcuna familiarità con le circostanze di gioco in cui c’è solo da difendersi e ripartire.
Il Borussia Monchengladbach – che pure è pessimo nel rendimento in trasferta – potrebbe approfittarne giocando in contropiede, cosa che gli riesce abbastanza bene anche perché è una squadra priva di punti di riferimento in attacco, con tanti centrocampisti offensivi e mezze punte abili negli inserimenti.
Anche questa partita interna del Celtic potrebbe essere molto divertente sul piano dei gol come quella passata, il “gol” e l’over sono da provare con la doppia chance interna come alternativa vista la cronica incapacità del Borussia di vincere partite in trasferta.
Le probabili formazioni:
CELTIC: Gordon, Lustig, Sviatchenko, Touré, Tierney; Forrest, Brown, Bitton, Sinclair; Rogic, Dembélé.
BORUSSIA MONCHENGLADBACH: Sommer, Elvedi, Vestergaard, Jantschke, Wendt, Kramer, Dahoud, Traoré, Hofmann, Stindl, Hahn.
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