Il Brasile gioca la sua prima partita della Coppa America contro il modestissimo Perú, e i temi principali non sono tanto legati alla partita in sé quanto alle domande sulla capacità della nazionale brasiliana di far bene un anno dopo il più rovinoso Mondiale della sua storia.
Lo squilibrio tecnico tra la nazionale del Brasile e quella del Perú, al momento, è talmente ampio che questa seconda partita del girone C non offrirebbe neanche tanti punti di discussione. Uno dei temi principali di questi giorni è però relativo al fatto che domenica sera il Brasile giocherà una partita ufficiale in un torneo internazionale per la prima volta dopo l’allucinante eliminazione dal Mondiale 2014 (quattro giorni dopo il clamoroso 7-1 in semifinale contro la Germania giocò in verità la finale per il terzo posto contro l’Olanda, e perse anche quella).
Di quella nazionale annientata dalla Germania il nuovo allenatore, Dunga, ha tenuto praticamente nessuno dei “forti” a parte Neymar, Willian e Fernandinho. È stata una scelta motivata sia da ragioni tecniche comprensibilissime sia da infortuni dell’ultimo momento (Diego Alves, Luiz Gustavo, Marcelo, Danilo) che hanno richiesto adeguate contromisure. Tra i più noti partecipanti allo scorso Mondiale, sono rimasti a casa per scelta tecnica giocatori come Luiz Adriano, Hulk, Paulinho e Ramires.
Al di là delle condivise aspettative nei confronti del bravissimo Roberto Firmino – 23enne trequartista dell’Hoffenheim (10 gol in questa stagione) – per il Brasile di questa edizione della Coppa America vale un discorso che forse non si poneva dai tempi di Ronaldinho, e prima ancora di Ronaldo: la forza della squadra ruota di nuovo attorno a un giocatore in particolare, molto più degli altri. Valeva in parte già al Mondiale dell’estate scorsa, ma ora a maggior ragione Neymar può essere considerato il calciatore in grado di fare la differenza e decidere le sorti della sua nazionale. Ha soltanto 23 anni ed è già, potenzialmente e in prospettiva, il miglior marcatore nella storia di questa nazionale: 45 gol in 62 partite.
Questa riflessione è proprio uno dei motivi che ci ha spinto a considerarlo il più probabile miglior marcatore di questo torneo, nei pronostici antepost proposti alcuni giorni fa. Neymar – dato marcatore a quote tipo 1.50, per capirci – viene da una stagione stellare (39 gol, 11 assist) in cui non soltanto ha stravinto con il Barcellona tutto quello che c’era da vincere, ma soprattutto ha mostrato dei progressi notevoli sul piano del gioco. La fase egocentrica, quella dei capricci personali e dei giochetti per innervosire l’avversario, è ormai quasi del tutto terminata per favorire il “sacrificio” per la squadra e, più in genere, favorire quel tipo di maturità professionale invocata da anni per tanti suoi coetanei formidabili ma sostanzialmente irrealizzati (un nome: Balotelli?).
Nonostante alcune partite non propriamente entusiasmanti del suo “nuovo” Brasile, Dunga ha dato l’impressione di aver perfettamente capito l’importanza e il ruolo di Neymar in questa squadra, e probabilmente gli affiancherà giovani giocatori pronti a ogni genere di sacrificio in campo e in grado di servirlo a ogni occasione buona, senza generare inutili competizioni interne. Coutinho, Willian e Fernandinho? Non male. E come prima punta ci sarà probabilmente Diego Tardelli, ex Atlético Mineiro e ora in Cina allo Shandong Luneng: buono, e comunque peggio di Hulk non può fare. Tra le alternative, tu pensa, a ‘sto giro c’è addirittura Robinho. Quel Robinho.
Il Perù ha in comune con il Venezuela, l’altra squadra scarsa di questo girone, il fatto di aver stupito gli osservatori nella scorsa edizione della Coppa America: finì addirittura terzo, battendo proprio il Venezuela nella finale per il terzo posto. Quella nazionale era guidata da Sergio Markarián, che oggi allena la Grecia. Il nuovo allenatore c’è da pochissimo: l’argentino Ricardo Gareca ha preso il posto di Pablo Bengoechea – ex assistente di Markarián – soltanto pochi mesi fa e quindi non ha avuto il tempo di veder giocare molto la sua nuova squadra se non in qualche amichevole. Tra i peruviani noti in Europa che dovrebbero ancora vedersi in campo in questa edizione della Coppa America (ma non da titolare) c’è il 36enne Claudio Pizarro attaccante del Bayern Monaco. Al suo posto in attacco dovrebbe esserci però Paolo Guerrero del Flamengo, detto “El Bárbaro”, miglior marcatore in attività nella nazionale peruviana.
Jefferson Farfán dello Schalke 04 è un altro di quelli con una certa esperienza internazionale, come anche “el Loco” Vargas, che però nella Fiorentina da tempo non gioca più ad alti livelli. Piuttosto c’è un diffuso interesse per il 23enne André Carrillo, un’ala destra che nello Sporting Lisbona all’occorrenza fa pure la seconda punta: viene da una buona stagione, in cui ha segnato 7 gol e corso per centinaia di chilometri, ma è un calciatore ancora un po’ troppo discontinuo.
Probabili formazioni
BRASILE: Jefferson; Fabinho, Miranda, David Luiz, Filipe Luis; Elias, Fernandinho; Willian, Coutinho; Neymar, Tardelli.
PERÚ: Gallese; Yotum, Zambrano, Ascues, Cespedes; Ballon, Lobaton; Carrillo, Farfan, Cueva; Guerrero.
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