Non c’erano molti dubbi già da diverse settimane, e non hanno certo bisogno di elogi e pacche sulle spalle, ‘sti mostri qui. E però ci fa piacere celebrare la vittoria del campionato spagnolo da parte di una squadra il cui allenatore è stato spesso criticato in Italia e a un certo punto davano per spacciato pure in Spagna.
Vincendo per 1-0 domenica sera allo stadio “Vicente Calderón” contro l’Atletico Madrid, il Barcellona ha vinto matematicamente il campionato spagnolo, per la ventitreesima volta nella sua storia. Non è niente di straordinario per il Barcellona – che l’ultimo campionato lo aveva vinto nella stagione 2012-2013, con Vilanova allenatore – ma è un successo comunque molto significativo per una serie di ragioni.
Innanzitutto c’è da considerare che questa edizione della Liga il Barcellona l’ha vinta nonostante il Real Madrid – campione d’Europa in carica e primo in classifica per 16 giornate di campionato anche in questa stagione – fosse inizialmente ritenuta da molti la squadra favorita per la vittoria del titolo (aveva anche vinto il Clásico nel girone di andata, 3-1). Un’altra ragione è che l’allenatore del Barcellona, Luis Enrique, sembrava a un certo punto tra dicembre e gennaio destinato a lasciare il suo incarico in anticipo e da perdente, stando a quanto la stampa sportiva spagnola – molto poco “lucida” e obiettiva, in questo caso – scriveva di lui.
Peraltro, Luis Enrique veniva da un’esperienza non completamente negativa da allenatore del Celta Vigo e dall’esperienza, ben più nota in Italia, da allenatore della Roma: un altro periodo della sua carriera professionale in cui tifosi e commentatori ne hanno dette e scritte di tutti i colori, riguardo il suo lavoro. Insomma, ci fa piacere anche per questo, cioè quando meriti e demeriti – presunti o reali – di un professionista molto serio tendono a bilanciarsi. Chi segue le pagine del Veggente, infine, sa già che concordiamo meno di una lenticchia con chiunque sostenga, eventualmente, che Luis Enrique non abbia particolari meriti nei successi di questa stagione del Barcellona.
Giusto per elencare qualche suo merito, molto rapidamente: ha fornito una forma di gioco alternativa rispetto all’estenuante possesso palla del Barcellona; ha tatticamente favorito, da novembre in poi, l’integrazione di Suárez in un 4-3-3 con Neymar e Messi; ha messo Rakitic quasi-mediano di lusso (capolavoro) e Xavi non più titolare (ma proficuamente impiegato all’occorrenza): ha resuscitato Piqué dopo un mondiale pietoso, e senza farsi problemi di alcun tipo a tenerlo fuori, quando in autunno riteneva fosse meglio provare Mathieu e Mascherano.
E poi ci sono i numeri (aggiornati a lunedì 18 maggio), che a noi piacciono parecchio e che quasi sempre spiegano molte più cose di quelle che dicono.
• 93 punti, 30 Vittorie (3P, 4S) e 108 gol segnati in 37 giornate di campionato.
• 19 gol subiti in campionato (0,51 a partita), il numero più basso dalla stagione 1968-1969.
• 23 partite di campionato (di cui 13 in trasferta) senza subire neppure un gol.
• 26 gol segnati e 0 gol subiti in 6 giornate consecutive (dalla 32esima alla 37esima).
• 116 gol segnati complessivamente da Messi (54), Neymar (38) e Suárez (24) in questa stagione, di cui 79 solo in campionato.
• 17 assist stagionali di Suárez.
• 54 gol stagionali di Messi, in 54 partite giocate.
Questo contenuto è stato modificato 19 Maggio 2015 09:34
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