Non è vero che muoiono tutti tutti perché si bombano, come dice tuo zio, ma parecchi lottatori di wrestling noti ai telespettatori degli anni ’80-’90 sono comunque morti relativamente giovani. Qui c’è una lista che li ricorda uno per uno: chi erano, perché ce li ricordiamo, e perché diavolo sono morti.
Premessa
Lo scorso aprile Ultimate Warrior è morto per un infarto a 54 anni: era uno dei wrestler statunitensi più famosi per la generazione di ex appassionati, anche italiani, che oggi hanno più o meno tra i 30 e i 35 anni. È stato l’ultimo, finora, di una serie notevole di lottatori morti relativamente giovani negli ultimi due decenni, tra quelli che hanno raggiunto l’apice della loro popolarità tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Qui ci occuperemo di quelli.
Il più vecchio tra loro aveva 58 anni.
Ecco un paragone, per capirci sul fatto che forse si tratta di un campione statisticamente significativo, al confronto con altri sport (intanto: è uno sport, il wrestling?).
Tra i 38 lottatori che hanno preso parte a WrestleMania 1990 – una delle manifestazioni di wrestling più importanti dell’anno, negli Stati Uniti – ne sono morti 12.
Tra i 44 giocatori che hanno preso parte al Super Bowl del 1990 – la finale di football americano – ne è morto soltanto uno, per complicazioni dovute al diabete.
In fondo alla lista, spieghiamo anche brevemente perché tutta questa gente ci è nota pure qui in Italia, che di wrestling non ce n’è mai fregato moltissimo, salvo che per quel breve periodo di tempo in cui il fenomeno raggiunse probabilmente la sua massima popolarità nel mondo e noialtri avevamo tra gli 8 e i 10 anni, tipo.
1. Ultimate Warrior (1959-2014 — 54 anni)
Ultimate Warrior era un tipo gasatissimo e tarantolato che faceva il suo ingresso correndo velocemente verso il ring, e aveva una specie di grande dipinto tribale fluorescente sul volto, e anche laccetti che gli stringevano i bicipiti. A un certo punto, nel 1991, si sparse la panzana stratosferica che fosse morto a causa di un blocco della circolazione sanguigna determinato dai laccetti stessi, che è un’idea assurda già solo a pensarci, oggi. Il suo nome di battesimo era James “Jim” Hellwig, ma nel 1993 lo aveva modificato all’anagrafe in “Warrior”, senza cognome: Warrior e basta (cioè firmava “Warrior” in tutti i documenti ufficiali). Ebbe una modesta carriera in politica – nel 2004 partecipò all’Annual Conservative Political Action Conference (ACPAC) – ma sostanzialmente era ancora nel giro del wrestling, più che altro come promoter, quando è morto l’8 aprile 2014 in Arizona, uscendo da un albergo con sua moglie: aveva 54 anni e due figli. È morto per un infarto del miocardio, favorito da una preesistente malattia cardiovascolare arteriosclerotica.
2. André the Giant (1946-1993 — 46 anni)
André the Giant – il cui vero nome era André René Roussimoff – era un lottatore originario di Grenoble, in Francia, e faceva veramente paura: era alto 2,24 metri e pesava 240 kg, aveva dei folti basettoni, e indossava una striminzita tutina elastica nera che ricopriva una parte piuttosto ridotta della sua estesa superficie corporea. Soffriva dalla nascita di una forma di gigantismo determinato da acromegalia. Morì il 27 gennaio 1993 per un’insufficienza cardiaca, in una stanza d’albergo in Francia, dove era tornato per assistere ai funerali del padre da poco morto.
3. “Macho Man” (1952-2011 — 58 anni)
Randy Savage entrava sul ring indossando vistosi occhiali da truzzo delle piste di Cortina e un abito pieno di piume, paillette e strisce di velluto di colore diverso ogni volta: praticamente un pavone. Faceva questo suo discreto ingresso accompagnato da una bellissima ragazza (che era sua moglie sul serio), e procedeva verso il ring sulle note di “Pomp and Circumstance”, la più famosa e trionfale marcia per orchestra del compositore britannico Edward Elgar. Era di quelli fortissimi ed è stato più volte campione mondiale, per quello che significa; ha combattuto spesso in coppia con Hulk Hogan (quello biondo con baffi e bandana che si strappava la maglia quando s’incazzava, e che ebbe una popolarità enormemente maggiore rispetto a tutti i suoi colleghi).
Savage è morto il 20 maggio 2011, a 58 anni, per un infarto, mentre si trovava alla guida della sua Jeep: la perizia medico-legale rilevò che l’infarto era stato determinato da una malattia coronarica in stadio avanzato, di cui Savage non aveva peraltro alcuna conoscenza, si seppe poi. La sua prima moglie nonché manager – quella che lo accompagnava verso il ring, e da cui aveva divorziato nel 1992 – era morta nel 2003 per una dose letale di antidolorifici e alcol (qualche settimana prima, era rimasta coinvolta in un episodio di violenza domestica con il lottatore Lex Luger, col quale viveva e aveva una relazione stabile da diversi anni).
4. Doink (1957-2013 — 55 anni)
Uno dei più antipatici ai bambini, ma che oggi forse apprezzeremmo: faceva il cretino in uno sport cretino. Il wrestler che ha impersonato più a lungo il personaggio “Doink” è stato Matt Osborne, che ha iniziato a farsi vedere nel circuito del wrestling professionistico fin da quando aveva poco più di vent’anni, e ci è rimasto per circa trent’anni, fino al 2007 (non ha fatto sempre e solo “Doink”). Osborne è stato trovato morto il 28 giugno 2013, nel suo appartamento: aveva 55 anni ed è morto per un overdose di morfina e idrocodone, un farmaco usato come antidolorifico. Aveva una patologia cardiaca, che è stato un fattore nelle cause della morte.
5. Mr. Perfect (1958-2003 — 44 anni)
Era un biondone molto popolare, presente anche in gran parte dei videogiochi di wrestling della prima metà degli anni Novanta. Il suo vero nome era Curtis Michael Hennig, detto Mr. Perfect perché nelle intenzioni degli organizzatori dello spettacolo doveva rappresentare la perfezione fisica e atletica. Era fuori dal grande wrestling professionistico da qualche anno, quando è stato trovato morto nella sua camera d’albergo il 10 febbraio 2003, per un overdose di cocaina. Oggi fa il wrestler pure suo figlio: Curtis Axel.
6. Hawk – The Legion of Doom (1957-2003 — 46 anni)
Con il suo collega Animal, Hawk formò all’inizio degli anni Novanta una delle coppie di lottatori più forti nella World Wrestling Federation (WWF): si chiamavano i The Legion of Doom e indossavano sulle spalle delle ingombranti corazze rosse con spine nere appuntite, probabilmente scomodissime (per combattere le toglievano). Le acconciature mohawk di Hawk e Animal erano complementari: Animal aveva una striscia di capelli al centro, Hawk soltanto ai lati. Hawk – il cui vero nome era Michael James Hegstrand – entrò nel mondo del wrestling dopo aver fatto brevemente il macellaio e il buttafuori, a Minneapolis, sua città natale. È stato trovato morto in Florida, nella sua casa a Indian Rocks Beach, il 19 ottobre 2003, per un infarto. Aveva 46 anni.
7. Crush (1964-2007 — 43 anni)
Crush ebbe una prima popolarità nel mondo della World Wrestling Federation nel 1990, come uno dei due Demolition, una coppia di lottatori che andavano sul ring conciati come i Kiss, con le facce dipinte e gli accessori di cuoio nero. Poi cambiò aspetto ed ebbe una seconda fase di relativa popolarità da lottatore “buono” e bravo ragazzo, prima di abbandonare completamente il wrestling e tentare di combinare qualcosa nel pugilato (senza successo, naturalmente). Ebbe gravi problemi e frequenti infortuni alla schiena per gran parte degli ultimi anni della sua vita, e per questo assunse regolarmente antidolorifici e altri farmaci: è stato trovato morto nella sua casa in Florida il 13 agosto 2007, a 43 anni. Il suo vero nome era Brian Adams. Circa un anno prima, a febbraio 2006, era saltato fuori che avesse ottenuto chissà come sostanze illegali tra cui nandrolone, testosterone e ormone della crescita.
8. Rick Rude (1958-1999 — 40 anni)
Era noto come lottatore con il soprannome “Ravishing” Rick Rude, e – pur avendo un atteggiamento e un look col baffone che ammetteva una lettura diversa riguardo il suo orientamento sessuale – sul ring faceva la parte del belloccio sciupafemmine (baciava sempre qualche ragazza presa a casaccio dal pubblico). È morto il 20 aprile 1999, a 40 anni, per un infarto pure lui, sopraggiunto in seguito a un overdose di farmaci (era ancora nel giro del wrestling).
9. Earthquake (1963-2006 — 42 anni)
John Tenta era un robusto wrestler di origini canadesi che, dopo alcuni anni come lottatore di sumo, passò alla World Wrestling Federation, dove gli affibbiarono il nomignolo poco garbato di Earthquake (terremoto) e lo fecero combattere spesso in coppia con un altro robusto wrestler che invece si chiamava Typhoon (tifone), e insieme si chiamavano The Natural Disasters. John Tenta è morto nel 2006 per un carcinoma della vescica.
10. Yokozuna (1966-2000 — 34 anni)
Come noto, “Yokozuna” è il nome assegnato al campione assoluto nelle competizioni di sumo in Giappone. Ma ci è noto ora che siamo grandi, e invece all’epoca non ne sapevamo una cippa, e quindi per noi “Yokozuna” era questo lottatore in evidente sovrappeso con improponibili fuseaux rossi alla zompafosso e cintura e cavigliere nere. Il suo vero nome era Rodney Agatupu Anoa’i e non c’entrava niente col Giappone: era di origini polinesiane, ed è morto il 23 ottobre 2000 – dopo poco più di dieci anni di attività – in una stanza d’albergo a Liverpool, per un edema polmonare. Al momento della morte pesava 349 kg.
11. Big Boss Man (1963-2004 — 41 anni)
Era quello vestito da poliziotto, stava pure lui in tanti videogame di quegli anni lì, e faceva sempre l’antipatico, di quelli che da copione dovevano farsi odiare tantissimo in modo da generare ancora più soddisfazione nel pubblico, quando poi i “beniamini” li pestavano duro (e già vestirlo da sbirro non gli dava un vantaggio, diciamo: da sbirro sbirro, mica Cobra). Raymond Traylor – vero nome di Big Boss Man – è morto per un infarto a 41 anni. Ha fatto il wrestler praticamente per tutta la vita, se si esclude un primo lavoro da guardia carceraria (vera) in una prigione nella Contea di Cobb, in Georgia, Stati Uniti.
12. Sherri Martel (1958-2007 — 49 anni)
Nel giro del wrestling americano professionistico era una delle poche donne relativamente conosciute tra gli appassionati, insieme a Miss Elizabeth, moglie e manager di Macho Man. Però Elizabeth non combatteva, faceva solo la bella ragazza, mentre “Sensational Sherri” picchiava. È morta il 15 giugno 2007, senza essere mai del tutto uscita dal giro del wrestling, nonostante i suoi 49 anni: morì per un overdose di droghe e farmaci, tra cui rilevanti tracce di ossicodone, un potente antidolorifico ancora molto discusso (fu ritrovato anche nel sangue dell’attore Heath Ledger, per dire).
13. Hercules (1956-2004 — 47 anni)
Hercules – il cui vero nome era Raymond Fernandez – ebbe una popolarità inferiore rispetto a molti suoi colleghi, ma era anche un noto body builder e finì spesso sulle copertine di altre riviste specializzate diverse da quelle di wrestling. È morto il 6 marzo 2004 per un infarto. Faceva sempre una presa con cui stringeva il collo degli avversari fino a farli svenire, per finta (ma la facevano in tanti, questa mossa). Aveva sei figli ed era molto impegnato nel sociale.
14. Bam Bam Bigelow (1961-2007 — 45 anni)
Questo lottatore aveva molti tatuaggi tra cui uno che gli ricopriva gran parte della testa (buona idea: era calvo). Indossava una tutina attillata nera con tante fiamme disegnate sopra, ed era tutto sommato agile considerando i suoi 180 kg di peso. Scott Charles Bigelow – vero nome di Bam Bam Bigelow – è morto nella sua casa in Florida per un overdose di cocaina e ansiolitici. Bigelow soffriva anche di malattia vascolare arteriosclerotica.
15. Dino Bravo (1948-1993 — 44 anni)
Il suo vero nome era Adolfo Bresciano, era canadese di origini italiane, e faceva prevalentemente lo sparring partner, nel senso che era quello mandato a combattere contro tipi molto più popolari di lui, e in pratica era già scritto che avrebbe perso quegli incontri ogni volta. Però rimase nel giro per parecchio tempo. Lui non morì per infarto ma per omicidio: era fuori già da qualche anno quando il 10 marzo 1993 fu ritrovato nella sua casa a Laval, in Quebec, ucciso con 17 colpi di arma da fuoco. Scrissero che era rimasto coinvolto in grossi traffici di contrabbando di tabacco (il suo caso rimase irrisolto e senza colpevoli).
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La World Wrestling Federation, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, in Italia
Perché anche qui in Italia ricordiamo gente come Hulk Hogan, André the Giant, Ultimate Warrior, “Macho Man” Randy Savage, Mr. Perfect, Tatanka, Yokozuna, Bret “Hitman” Hart, e altri che solo chi ha almeno trent’anni sa di che accidenti stiamo parlando?
Il wrestling non è mai stato uno sport popolarissimo in Italia – e poi: è uno sport o una baracconata e basta? – ma ha avuto un suo discreto seguito tra la seconda metà degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, tramite le reti commerciali Finivest e le prime reti televisive a pagamento (Tele+ 2, all’epoca), e grazie soprattutto alle apprezzatissime telecronache di Dan Peterson. Sono stati con ogni probabilità gli anni di maggiore successo del wrestling a livello mondiale, se si esclude una ripresa del fenomeno in anni recenti, in cui però le forme di intrattenimento televisivo intanto erano enormemente aumentate in numero e in genere.
Tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, invece, il fenomeno fu seguito se non tantissimo comunque abbastanza da indurre la World Wrestling Federation (WWF) a organizzare le prime tournée in Europa e anche in Italia: una volta che ricordiamo benissimo fu nel 1993, al Forum di Assago a Milano, di fronte a un pubblico di circa 7.500 persone.
Del fenomeno si parlò anche in un articolo su Repubblica ad agosto del 1992, con toni “esotici” e in termini piuttosto ridicoli, a rileggerlo oggi.
Cose da vedere
Big Boss Man (morto), Bret “Hitman” Hart (vivo) e Hawk dei The Legion of Doom (morto), in una foto del 1993
In rete si trovano diversi articoli (anche italiani), film e documentari che trattano il wrestling di quegli anni e i suoi protagonisti: gli effetti della preparazione atletica e i rischi per la salute, le sostanze dopanti regolarmente assunte da molti di quei lottatori, le tournée estenuanti in giro per gli Stati Uniti e per il mondo, il giro notevole di affari con la nascita delle tv via cavo e delle reti commerciali.
Ma segnaliamo due cose in particolare – un film e un documentario – che hanno raccontato con profondità artistica e buona efficacia la grande tristezza di fondo delle storie dei protagonisti del grande wrestling tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta. Uno è il film “The Wrestler”, diretto nel 2008 dal regista Darren Aronofsky e interpretato da Mickey Rourke, lì davvero bravissimo (a proposito: da cosa si riconosce un bravo attore?).
L’altra cosa è una puntata del 2011 della serie di documentari “E:60” di ESPN, che racconta la storia di Scott Hall, un 55enne lottatore di quegli anni noto come Razor Ramon (faceva il super truzzo con stuzzicadenti in bocca), finito oggi a fare incontri in sale con 400 spettatori, senza neppure riuscire a reggersi in piedi, dopo essere stato ricoverato più volte in ospedale e aver sviluppato una dipendenza da oppiacei veri e benzodiazepine.
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