Due emozionanti gare-6 in programma nella notte: Indiana e Oklahoma City sono in vantaggio per 3-2 nelle rispettive serie contro Washington e Los Angeles, ma potrebbe ancora succedere di tutto.
Li avevamo già dati per morti, finiti. Sì, anche qui sul Veggente. Veniva difficile pensare che, dopo tre sconfitte consecutive di cui due rimediate in casa, i Wizards avrebbero avuto la forza di rialzarsi e andare a vincere gara-5 a Indianapolis. Ma questa è una serie dove può accadere davvero di tutto: anche che si sprechi in maniera scellerata un comodo match point perdendo di 23 punti di scarto (102-79) davanti ai propri tifosi. Come ha fatto Indiana, vittima dell’ennesimo blackout. I Pacers non hanno saputo opporre resistenza sotto canestro a Marcin Gortat, inaspettato dominatore della scena due notti fa: il polacco gliel’ha fatta pagare cara, mettendo a referto 31 punti e 16 rimbalzi. Meglio di così non aveva mai fatto nei playoff. Una notte magica anche per John Wall: il play di Washington, frustrato dalle prestazioni negative di gara-3 e gara-4, si è riscattato segnando 27 punti (17 solo nel terzo quarto). Disarmante la differenza a rimbalzo, la più alta dal 1985: i Wizards ne hanno catturato più del 70%. Gli uomini di Wittman si confermano dunque letali in trasferta (5-1 finora nella postseason), mentre Indiana continua a deludere negli incontri casalinghi. Impronosticabile il risultato del match di stanotte. Il fattore campo non è che un inutile dettaglio, se si analizza l’andamento della serie. I Pacers, che ha Washington sono già passati due volte, hanno in pugno la qualificazione e se giocassero come sanno la chiuderebbero evitando di allungare il brodo fino a gara-7. Ma quando ci sono di mezzo loro, quest’anno, la sorpresa è sempre dietro l’angolo.
Chi di rimonta ferisce, di rimonta perisce. I Thunder in gara-5 hanno restituito lo “sgarbo” ai Clippers, ribaltando il risultato negli ultimi quarantanove secondi. Un esito molto simile a quello di gara-4, in cui a trionfare al fotofinish invece era stata Los Angeles. Chris Paul a fine partita era una statua di sale: non riusciva a capacitarsi della palla persa nell’ultimo possesso e della rimessa sbagliata che aveva generato i tre tiri liberi decisivi di Russell Westbrook, facendo sfumare la seconda vittoria consecutiva della sua squadra. Se i Clippers hanno perso il match probabilmente più importante della stagione, dopo essere stati in vantaggio di sette punti a meno di un minuto dalla fine, è soprattutto colpa di CP3, guarda caso il loro giocatore-simbolo. E pensare che i ragazzi di Rivers stavano giocando la partita ideale fino a quel momento: trascinati offensivamente da Blake Griffin e da un sontuoso Crawford in uscita dalla panchina (19 punti per il sesto uomo dell’anno), i losangelini erano anche riusciti a limitare alla bell’e meglio Kevin Durant, tollerando allo stesso tempo le sfuriate solitarie di Westbrook, che, purtroppo per loro, alla fine risulterà determinante coi suoi 38 punti. Dalla paura al tripudio, per i Thunder, il passo è stato brevissimo: ora ad un passo da quelle che sarebbero le seconde finali di Conference (dove incontrerebbero gli Spurs) in tre anni ci sono loro. Ma la serie, che non ha tradito le attese rivelandosi incerta ed emozionate, resta aperta: c’è curiosità su quella che sarà la reazione dei Clippers, se riusciranno a superare psicologicamente la batosta di Oklahoma City. Gara-6 potrebbe essere un altro match equilibrato, che si deciderà di nuovo nei minuti finali.
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