Il pianto di Suárez

Qui al veggente siamo molto felici quando ci pigliamo, perché vuol dire che abbiamo letto bene le partite — e perché fa sempre piacere, certo. Ma ci sono volte in cui siamo felici anche quando non ci pigliamo. Come è successo lunedì sera.

Il Liverpool si giocava il campionato: doveva fare tre punti, poi aspettare la probabile vittoria del City mercoledì, e poi giocarsela domenica prossima all’ultima giornata, facendo un’altra vittoria e sperando in un pareggio o una sconfitta del Manchester City. E, oltre che fare sei punti, in queste due partite il Liverpool doveva pure cercare di fare una valanga di gol senza prenderne, per provare a recuperare la svantaggio nella differenza reti, rispetto al City.

Al 55esimo della partita contro il Crystal Palace – che invece giocava per NIENTE – stava andando esattamente come pensavamo noi: il Liverpool ne aveva già fatti tre, e cominciava a crederci sul serio, anche alla storia della differenza reti. Poi è successo che il calcio è uno sport meraviglioso e imprevedibile, e per questo ha senso provare a prevederlo: perché non è scritto niente, per fortuna.

Il Crystal Palace ne ha segnati tre in nove minuti, e ha pareggiato la partita all’88esimo. Luis Suárez – l’attaccante più forte del Liverpool, e forse il vero protagonista della stagione – ha segnato il suo 31° gol, eguagliando il record di gol segnati in una sola stagione di Premier League da 38 giornate (ne manca ancora una, e le prime sei le ha saltate per squalifica: fenomeno).

Il pianto amarissimo e toccante di Suárez a fine partita è uno spot meraviglioso per il calcio: la migliore risposta a chi crede che sia tutto scritto, e che a fine stagione sia tutto un gioco di interessi e di accordi sottobanco.

Non resta che sperare in un’altra gran serata, mercoledì, e che l’Aston Villa ci metta lo stesso impegno del Crystal Palace. Quella partita bisogna ancora giocarla.

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