In una serata pirotecnica (si parte alle 23.30) in cui chi esce sconfitto torna a casa, le favorite Pacers, Thunder e Clippers sfidano rispettivamente Hawks, Grizzlies e Warriors. Tre partite in cui avrebbe dovuto regnare l’equilibrio, se non fosse stato per la squalifica di Zach Randolph, che avvantaggia palesemente Oklahoma City.
Il gigante sembrava ormai vinto, abbattuto. A tre minuti scarsi dal suono della sirena, l’impresa era vicinissima per gli Hawks, sopra di cinque punti e con Indiana ormai alle corde. Ma da quel momento Atlanta segna un solo canestro, con i Pacers che per la terza volta in questa serie rinascono dalla proprie ceneri e, grazie al triumvirato West-George-Stephenson, rimandano tutto a gara-7, a casa loro, aggiudicandosi il match 95-88. Se Indiana ha a disposizione un’altra chance stavolta il merito è del suo allenatore: Vogel in gara-6 ha avuto il coraggio di fare delle scelte, che a primo impatto potevano sembrare azzardate ma che poi si sono rivelate vincenti. Fuori il controproducente Hibbert e più minuti ai dinamici Mahinmi e Copeland, solo panchina invece per Scola e Turner. Il coach dei Pacers ha capito che per difendere meglio sul quintetto basso degli Hawks avrebbe dovuto “accorciare” il suo: non a caso, per un lungo periodo, West ha giocato nel ruolo di centro. E i risultati sono stati brillanti: 24 punti, 11 rimbalzi e 6 assist. Che sia questa la chiave che deciderà la serie? Intanto Atlanta ad Indianapolis potrebbe subìre il contraccolpo: ad un passo dal diventare sesta numero otto della storia ad eliminare una numero uno, ora corre il rischio di aver resuscitato una squadra in piena crisi. Tra l’altro, i precedenti nelle gare-7 giocate in trasferta dagli Hawks suonano come una sentenza: otto sconfitte su altrettante partite.
Stuzzicato da un quotidiano locale, che si è addirittura concesso il lusso di definirlo “Mr. Inaffidabile”, Kevin Durant ha preferito rispondere sul campo, frantumando le speranze dei Grizzlies di mettere una pietra sopra alla serie, con una prestazione da 36 punti, 10 rimbalzi e 2 assist. I Thunder in gara-6 hanno ammazzato la partita nel primo quarto, per poi limitarsi a controllare gli ultimi tre. Una prova di forza in cui ha inciso tanto la paura di essere sbattuti fuori già al primo turno. Non poteva andare a finire in quel modo per la squadra con il secondo miglior record della stagione regolare. E infatti, eccoci a gara-7. Oklahoma City l’ha decisa con una straordinaria difesa che ha reso improduttive le guardie di Memphis (Conley-Lee-Udrih), che non ha potuto contare neanche sulla solita intensità neanche dalle sue Twin Towers, Marc Gasol e Zach Randolph. Proprio da quest’ultimo è giunta la mazzata finale: in un contrasto di gioco ha rifilato un pugno in faccia a Steven Adams, poi verificato con la prova televisiva: lega lo ha squalificato per un turno, quello più importante. Così i Grizzlies stanotte dovranno rinunciare al loro uomo migliore da 18 punti e 7 rimbalzi di media. E’ ovvio che parallelamente si riducono le loro possibilità di fare l’impresa in Oklahoma, se aggiungiamo che anche il play titolare Conley è in forte dubbio. I Thunder, insomma, devono temere solo loro stessi.
Quando una serie è così equilibrata alla fine la differenza la fanno i dettagli. In gara-7, ne siamo certi, conteranno quelli. Clippers e Warriors, al netto delle polemiche sul proprietario Sterling – che non abbiamo ancora capito se stiano destabilizzando o corroborando Paul e compagni – si stanno equivalendo su tutti i fronti. Gara-6 (100-99 per i padroni di casa) ne è stato l’esempio: entrambe sotto al 40% dal campo, 54-50 a rimbalzo per gli ospiti (18-16 in quelli offensivi per gli Warriors), 22 assist a 20 per i Clippers. In una gara a così stretto margine, il 62% ai liberi di Golden State (23/37) poteva essere decisivo. E invece la grande discrepanza ha riguardato i punti dentro l’area: 42 per Golden State, 24 per i Clippers a dispetto dell’evidente vantaggio in termini di fisicità. Nonostante privi della metà dei loro lunghi – anche il veterano O’Neal si è fatto male in un contrasto con Glen Davis ed è incerta la sua presenza stanotte – quella dei Warriors è stata una prova tutta cuore: Curry e Green hanno trascinato Golden State alla vittoria contro una Los Angeles condannata dalla cattive percentuali in attacco. In gara-7 dai Clippers ci si aspetta il famoso salto di qualità: chi perde va a casa e per gli uomini di Rivers, che hanno qualcosa in più dei Warriors, uscire sarebbe una delusione enorme.
Questo contenuto è stato modificato 4 Maggio 2014 08:50
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