I Rockets, sull’orlo del baratro, questa notte devono vincere per annullare il primo match ball di Portland e scongiurare l’implosione: sarà una gara-5 emozionante e combattuta. Nella notte altri due partitoni assicurati: Toronto Raptors-Brooklyn Nets e San Antonio Spurs-Dallas Mavericks.
Emozioni da vendere anche in gara-4, ma nei secondi finali stavolta non è arrivata nessuna tripla a salvare la pelle dei Mavericks. Gli Spurs, complice l’espulsione di Blair per un calcio a Splitter a quattro minuti e mezzo dalla sirena, l’hanno spuntata sul filo di lana 93-89 e sono ritornati in vita pareggiando la serie. Tra i neroargento a brillare, per la seconda volta di fila, Manu Ginobili: l’argentino è in forma smagliante (il migliore dei suoi con 23 punti) e sembra quasi quel giocatore devastante di un decennio fa. Il fatto di aver riposato più degli altri in regular season forse gli ha giovato e in queste prime partite di playoff sta facendo la differenza tenendo a galla la squadra di Popovich. Ancora una volta San Antonio fatica a prendere le misure all’attacco di Dallas: Nowitzki, Ellis e Carter stanno avendo vita facile e dando parecchio filo da torcere ai loro avversari contrariamente a quello che ci sia aspettava prima dell’inizio della postseason, dominata in lungo e in largo dagli Spurs. Ai quali in gara-5 serve una vittoria larga e convincente per portarsi sul 3-2 ed evitare di tornare a Dallas condannati a vincere per scongiurare il rischio di un’eliminazione che avrebbe del clamoroso. Aldilà dell’esito dl match di stanotte, la serie continuerà ad essere incerta e combattuta – come del resto è la maggior parte degli incontri di questo primo turno – e quasi sicuramente verrà decisa in gara-7.
Una partenza coi fiocchi, che vale a dire 35 punti solo nel primo quarto, ha consentito ai giovani Raptors di vendicarsi dei più esperti Nets e di riappropriarsi del fattore campo perso in gara-1 davanti ai propri tifosi. E se ad approcciarsi in modo sbagliato alla partita in gara-3 era stata Toronto, chi ha non ne ha azzeccata una in gara-4 è stata Brooklyn. In una giornata da 41% al tiro per entrambe le squadre, i Raptors hanno costretto i Nets a 16 palle perse, di cui 5 a testa per Williams e Livingston, ma anche solo a 4/20 da tre (0/5 Williams, come la coppia Teletovic-Anderson dalla panchina), oltretutto frenata dai ben 10 tiri liberi sbagliati (19/29), da seconde linee il cui unico contributo è arrivato dal panchinaro bosniaco. Dunque, anche in questo caso si arriva a gara-5 in parità. Il match di stanotte riuscirà a spezzare l’equilibrio? Il brutto knock out casalingo dovrebbe aver fatto da sveglia per i veterani di Brooklyn, a cominciare da Joe Johnson, grande assente di gara-4, la carta sui cui Kidd punta tantissimo per riagguantare il vantaggio nella serie. In Canada i Nets troveranno un clima ostile, l’entusiasmo è enorme nei confronti di questi Raptors (in città hanno messo maxischermi dappertutto) e farà da stimolo ad una squadra che ha voglia di stupire.
Tra i Portland Trail Blazers e la prima semifinale di Conference dal 2000 c’è la voglia di riscatto di Harden e Howard. Tre match ball da sfruttare per gli uomini di Terry Stotts che con un successo volerebbero verso il turno successivo dove ad attenderli ci sarà la vincente del combattuto derby texano tra Dallas e San Antonio. Houston invece o stanotte vince o va a casa. Diversi gli interrogativi da porsi e le decisioni da prendere in caso di eliminazione per i Rockets, costruiti per fare strada nei playoff e alle prese con il rischio di un nuovo flop. Dopo la sconfitta di gara-4 già sono iniziate a circolare voci di una presunta incompatibilità tra il Barba, che in questa serie sta dimostrando di non essere quel giocatore capace di prendere per mano la squadra nei momenti più difficili, e il centro ex Magic e Lakers. Sull’orlo del baratro, davanti ai Big 2 di Houston si profila un bivio: tentare l’impresa riuscita solamente sotto squadre nella storia della lega, o l’inevitabile implosione. Tre overtime in quattro partite, poi, non sono un caso: l’“x” è da giocare ad occhi chiusi, come anche il segno “over”.
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