La sconfitta inaspettata in gara 1 costringe Los Angeles a cambiare subito registro per non rischiare di finire sotto 2-0 contri i Golden State Warriors: stanotte vedremo probabilmente un altro Blake Griffin rispetto a quello di sabato scorso. Si gioca pure a Oklahoma City: anche Memphis dovrà fare di più per impensierire i Thunder.
Alle 19 tocca alla San Antonio dei Big 3 e di Marco Belinelli: dall’altra parte ci sono i Mavericks di Dirk Nowitzki, ottavi in regular season ma con tanta esperienza livello di playoff. Il programma della serata continua con Miami-Charlotte, Chicago-Washington e Houston-Portland.
Nel primo round è andato tutto secondo copione: Oklahoma City parte a razzo e domina i primi due quarti con la premiata ditta Durant-Westbrook (21 punti in due nella prima frazione di gioco). Memphis entra in campo solo dopo il rientro dagli spogliatoi, sfiora una rimonta storica ma poi, complice la difesa di un monumentale Serge Ibaka, si affloscia in attacco, spianando la strada ai Thunder verso la prima, preziosissima vittoria. Nessuna sorpresa: aver dovuto rinunciare quasi per un’intera gara a un difensore esperto come Tayshaun Prince non ha aiutato i Grizzlies, ma le differenze tra le due squadre sono state palesi. Oklahoma ha sempre dimostrato di avere il controllo delle cose, tranne nel terzo quarto, quando Memphis ha cominciato a difendere e a sfruttare la fisicità di Zach Randolph (che risulterà il top scorer dei suoi con 21 punti e 11 rimbalzi) sotto canestro. E’ proprio da qui che i Griz devono ripartire se vogliono mettere un po’ di pepe in questa serie e portarla – almeno – fino alla sesta. Va da sé che gara 2 non sarà così scontata come gara 1: coach Joerger farà aumenterà l’intensità difensiva: l’obiettivo è cercare di limitare Durant e disorientare Westbrook (che quando vuole sa essere molto dannoso). Quindi è probabile che vedremo una Memphis assai più concentrata: andare in Tennessee sul due a zero equivale ad essere con un piede e mezzo fuori dai giochi.
Per chi segue l’Nba da un bel po’ di anni non sarà una novità. I Clippers, non paghi del fattore campo e dei favori del pronostico, si sono voluti complicare la vita toppando clamorosamente gara 1 e cedendo il passo a dei Warriors semplicemente perfetti. Niente da fare: quell’alone di franchigia perdente, la seconda squadra di Los Angeles non sembra proprio volerselo scrollare di dosso. Ma in una serata in cui Blake Griffin ha mostrato il suo lato peggiore (nervoso e limitato dai falli) e con Chris Paul chiamato a indossare i panni del salvatore della patria, non poteva andare diversamente. Il merito, comunque, è tutto di Golden State che si è dimostrata più forte delle assenze: nota di merito stavolta non per Curry (riuscito a essere determinante nonostante i continui raddoppi), ma per l’altro “Splash brother”, Klay Thompson, fenomeno in attacco ma soprattutto in difesa. Fatto sta che la serie è già in salita per gli uomini di Doc Rivers, il quale dovrà rivedere molte cose in vista di gara 2. L’ex allenatore dei Celtics è abituato a situazioni del genere e sa che perdere anche questa sarebbe un suicidio: i losangelini dovranno avere più pazienza e giocare in maniera più ordinata in attacco, evitando di “rincorrere” i Warriors. Ci riusciranno.
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