L’antipasto della sfida che potrebbe rinnovarsi per il secondo anno di fila nelle Finals di giugno capita nel momento, forse, più opportuno. Se il precedente dello scorso gennaio (vinto dagli Heat 113-101) non era destinato a spostare alcun equilibrio, il match di stanotte invece è decisivo in quanto una delle due squadre, vincendo, guadagnerebbe importantissime posizioni in classifica, proprio in vista del fattore campo nei playoff. Dunque, sarà gara vera. Miami ha bisogno di riprendere il suo cammino vincente (interrotto due notti fa dagli Houston Rockets) perché i Pacers, ormai in caduta libera, adesso sono veramente ad un passo. Stessa cosa per San Antonio che, ritrovati finalmente tutti i big, può ancora sperare di acciuffare i Thunder nella Western Conference. Da quando Popovich ha di nuovo il roster al completo non ne ha persa una: gli Spurs vincono da quattro partite, con la collaborazione di un certo Marco Belinelli, ancora più sicuro dei propri mezzi dopo la vittoria all’All Star Game. Dall’altra parte c’è il solito James, tornato sulla terra dopo i 61 punti contro Charlotte, ma che, quando si fa sul serio, ci tiene a sfoderare il meglio del suo repertorio.
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I Thunder sono riusciti a mantenere la vetta dell’Ovest nonostante abbiano dovuto fare i conti con un infortunio eccellente (Westbrook) e alcune amnesie (tipo la recente sconfitta casalinga coi Cavaliers) legate probabilmente alla stanchezza fisica. L’unica certezza di Oklahoma City si chiama Kevin Durant: il probabile futuro Mvp sta viaggiando su medie stratosferiche (oltre 30 punti a partita) e i 42 punti rifilati ai Sixers nell’ultima uscita sono sembrati un chiaro messaggio a LeBron, con il quale a breve si contenderà il premio di miglior giocatore della regular season e, chi lo sa, il titolo. I Suns sono una squadra giovane e talentuosa che quest’anno ha sorpreso tutti per il suo gioco veloce e votato all’attacco, ma ci viene difficile immaginare come faranno a fermare, o quantomeno limitare, un “carroarmato” come Durant. Nell’ultimo periodo, poi, Phoenix non se la passa tanto bene al punto che i playoff, se a metà stagione sembravano una certezza, ora sono in bilico: Memphis e Minnesota ci proveranno fino all’ultimo a staccare il biglietto per la postseason, a discapito di squadre in parabola discendente come Dallas e, appunto, i Suns.
I giocatori e i tifosi dei Lakers avranno ancora in mente il massacro dello scorso 11 gennaio, data in cui i cugini – da sempre considerati “sfigati” – dei Clippers, all’epoca ancora privi di Chris Paul, hanno letteralmente passeggiato sui gialloviola (quasi quaranta punti di scarto a fine partita). Ragion per cui stanotte, in barba al tanking e alla corsa “a perdere”, vorranno come minimo vedere almeno una reazione, magari finalizzata a guastare i piani dei Clippers, in pieno duello con Thunder, Spurs e Rockets per un posto al vertice della Western Conference. Probabile quindi che i Lakers decidano di giocarsela per davvero e di dare filo da torcere ai rivali cittadini, anche se, attualmente, il divario tra le due losangeline è davvero abissale. I Clippers nelle ultime gare sono apparsi in grande forma: la striscia positiva più lunga, in questo momento, appartiene a loro (vincono da cinque matches). Rispetto a due mesi fa si sono rinforzati: oltre al rientro di Paul, dal mercato sono arrivati due panchinari di lusso come Danny Granger, scaricato da Indiana, e Glen Davis, che Doc Rivers conosce bene in quanto lo ha allenato e valorizzato a Boston. Difficile pronosticare un’altra Caporetto per i Lakers, ma contro questi Clippers oggi faticherebbe chiunque.