La squadra con il record migliore della lega, gli Indiana Pacers, fa visita agli ostici Atlanta Hawks. Minnesota ospita i disastrati Lakers, mentre Golden State e Phoenix dovranno vedersela rispettivamente contro i Charlotte Bobcats e i Chicago Bulls.
Gli Hawks sono una delle poche squadre riuscite nell’impresa di battere Indiana. Una delle dieci sconfitte rimediate finora dai Pacers, infatti, è avvenuta un mese fa proprio in Georgia, dove Atlanta vinse in maniera abbastanza netta (97-87) e grazie ad una superba difesa. Ripetersi non sarà facile, ma neanche impossibile. Indiana non è al massimo della forma (due ko nelle ultime cinque gare) perché probabilmente coach Vogel sta facendo tirare il fiato ai suoi in vista della volata finale. Poi i Pacers sono in back-to-back, fattore che sistematicamente soffrono, e gli Hawks, che in casa loro viaggiano con una marcia in più, possono di nuovo giocare un brutto scherzo ai migliori della lega. Chi non volesse azzardare, però, può puntare sull’“under”, visto che si scontrano due ottime difese.
Tra le squadre più deludenti di questa prima metà di regular season ci sono sicuramente i Timberwolves. Quella che doveva essere la stagione del riscatto per Love e compagni sta prendendo la piega delle precedenti: record negativo (23-24) e zona playoff sempre più lontana. Tra i problemi principali, oltre all’inaspettata involuzione di Rubio, una difesa che fa acqua da tutte le parti e non controbilancia un attacco che invece è tra i più produttivi. Minnesota ha già incontrato due volte i Lakers: una vittoria ciascuno nel doppio confronto dello Staples. Los Angeles, come molte altre, sta chiaramente puntando al Draft nonostante abbia in rosa buoni giocatori come Young e Gasol: i gialloviola perdono ininterrottamente da sei partite e, secondo noi, non hanno nessuna intenzione di invertire la rotta stanotte a Minneapolis.
I Suns visti all’opera nella scorsa settimana non dovrebbero avere problemi ad avere la meglio su questi Bulls. L’unica preoccupazione per coach Hornacek è il precedente di Chicago dell’8 gennaio, terminato 92-87 per i padroni di casa. In quella partita i Tori riuscirono ad imbrigliare il gioco offensivo di Phoenix, alla quale non bastarono i 21 punti di Goran Dragic. Lo sloveno, dall’infortunio di Bledsoe, è diventato l’autentico trascinatore di questa squadra: c’è sempre il suo zampino nelle cinque vittorie consecutive con cui i Suns si avvicinano a questo match. I Bulls, invece, che stanno facendo miracoli in barba a cessioni ed assenze, ieri notte sono stati spazzati via dai modesti Kings: la panchina troppo corta e i pochi ricambi a disposizione cominciano ad avere i primi effetti.
Nell’ultimo incontro, che risale allo scorso dicembre, se ne videro delle belle. La partita fu vinta sorprendentemente dai Bobcats, ma i fari, alla fine, erano puntati tutti su Stephen Curry e Kemba Walker. I due playmaker misero in atto un duello memorabile: 43 punti per il prodotto di Davidson, 31 per l’ex UConn. A due mesi di distanza sono cambiate parecchie cose. I Warriors, rispetto a quel periodo, possono contare su un Iguodala in più (era infortunato) e su una panchina più lunga. Anche se c’è da dire che le amnesie non accennano a scomparire: l’ultima in ordine di tempo rappresentata dall’incredibile scivolone casalingo con i Washington Wizards. Questa notte però il Veggente dice Golden State tutta la vita: gli uomini di Jackson non possono permettersi il lusso di perdere così tante partite se vogliono ottenere un buon piazzamento in vista di aprile.
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