Quello che ha vinto lo scorso GP e che vincerà anche il prossimo: Vettel. Stare lì a chiedersi chi può vincere, ora come ora non ha molto senso: per veder vincere uno che non sia Vettel servono safety-car, guasti e una serie di circostanze eccezionali. Tanto vale studiare qualche scommessa per quelli che si giocano il podio alle sue spalle: Hamilton, Grosjean, Alonso, Raikkonen.
Come l’altra volta: Vettel, nove volte su dieci (vabbé, i bookmakers dicono 1 volta su 2). La quota più alta la offre Williamhill, che raddoppia la posta (quota 2.00). Diciamo che quella residua possibilità che a vincere non sia Vettel è rappresentata sostanzialmente da Grosjean e da Hamilton, ma occorrono delle circostanze particolari – e abbastanza improbabili – perché questo accada.
In teoria, nonostante la pole position inattesa di Hamilton (gran manico, davvero), delle squadre di testa – Red Bull, Lotus, Ferrari, Mercedes – la Mercedes è sembrata quella meno in forma, in Ungheria: venerdì i long run non sono stati particolarmente buoni, e tra gli addetti circola la convinzione che i loro pneumatici non resisteranno a lungo come quelli degli altri (il tallone d’Achille della Mercedes per tutta la stagione). Nell’improbabile caso in cui le gomme di Hamilton si comportino decentemente, occorre comunque una partenza azzeccata e dei pit stop impeccabili, in strettissima marcatura su Vettel. Ma a quel punto qualcuno lì dietro potrebbe inventarsi una strategia diversa e beffarli entrambi (fanta-formula 1 o quasi).
I giri previsti sono 70. Secondo Paul Hembery, direttore di Motorsport Pirelli, quasi tutti i piloti dovrebbero andare per le tre soste, con due stint lunghi con gomma media (non meno di 23-26 giri) e uno più breve per la porzione di gara con gomma morbida (non più di 18-22 giri). Poi magari succede un casino, blistering per tutti, e allora ci scappa una sosta imprevista. Ma in teoria le soste dovrebbero essere tre, con alcuni piloti che potrebbero tentare l’azzardo di farne due (solitamente ci provano le McLaren e le Force India, per sparigliare un po’ le carte). Ma raramente la scelta di eliminare una sosta ha portato grandi benefici ai piloti di testa: a Silverstone, con Vettel ritirato, Raikkonen ci ha rimesso un podio certo e una vittoria probabile.
In Germania, dove Vettel non ha mai veramente rischiato, le Lotus hanno dimostrato per lunghi tratti di poter rimanere in scia. Solitamente il più concreto è Raikkonen, ma in Ungheria Grosjean è sembrato più in palla fin dall’inizio del weekend, e se non fa cazzate può anche provare a vincerla. La Lotus ha il vantaggio di poter differenziare le strategie dei suoi due piloti: hai visto mai che se non ci piglia uno, ci piglia l’altro. Detto che in pista non vedremo molti sorpassi (forse è più difficile sorpassare qui che a Monaco, per dire), Grosjean potrebbe anticipare la prima sosta per cercare di sopravanzare Hamilton o, se gli butta proprio bene, Vettel. E intanto quelli della Lotus potrebbero tenere Kimi in pista più a lungo per confrontare le prestazioni tra i due piloti e verificare il degrado delle gomme, in vista della sosta successiva di Grosjean. Ma il punto è che prima o poi arriverà comunque quella parte di gara in cui Vettel si ritroverà pista libera e tirerà fuori quei 3-4 giri sufficienti per fare ciao a tutti.
Ribadiamo: i long run della Lotus al venerdì erano buoni, ma quelli di Vettel erano inavvicinabili. Poi magari domani è un’altra storia, ma sinceramente non ci sono grandi indizi che autorizzino questa ipotesi.
E la Ferrari tanti saluti: la macchina non c’è. Nel giro di poche gare, le ottime prestazioni dei long run del venerdì – che prima erano un punto di forza – sono diventate “buone” prestazioni, e ormai ci sono delle fasi di gara in cui proprio non c’è verso di fare andare le gomme come gli altri. L’unica vera chance è che Alonso si inventi la gara della vita già solo per ottenere un secondo posto, se proprio gli va bene. Molto dipende dalla partenza: la posizione che Fernando riuscirà a guadagnare alla fine del primo giro, probabilmente sarà quella che manterrà fino al termine della gara lottando come un gallo (basta tori e mastini, che palle).
Webber, a quota 4.50 su Eurobet. Perché quando non gira non gira: c’è il Kers che lo lascia una gara sì e una no, e alle spalle c’è una squadra che non gliene frega una beata. Se domani perde otto posizioni in partenza e si pianta sulla ghiaia alla prima curva, o rompe misteriosamente un semiasse a metà gara, non sarebbe ‘sta gran sorpresa.
Solidarietà per Mark.
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