Anche in Germania si conferma questo andazzo di metà stagione: la macchina più veloce in qualifica è la Mercedes, quella più veloce in gara è la Red Bull. Ma stavolta ci sono delle condizioni particolari che potrebbero favorire il ritorno di Ferrari e Lotus (macchine simili per rendimento ma che domani avranno strategia opposta). Vediamo di capirci qualcosa di più.
Vettel, nove volte su dieci. Ma bisogna tenere d’occhio Alonso e Raikkonen: stavolta le condizioni di gara sembrano favorire di nuovo Ferrari e Lotus, come a inizio stagione (temperature molto alte e scelta mescole soft/medium, oltre che pneumatici posteriori di nuovo in Kevlar, che sembrano andare meglio un po’ per tutti). Se dovesse mettersi male con il degrado delle gomme, e Mercedes e Red Bull si troveranno costrette a soste impreviste o molto anticipate, Alonso e Raikkonen potrebbero guadagnare diverse posizioni restando più a lungo in pista, con un’unica differenza (in partenza) tra i due: il finlandese – che parte con le morbide – potrebbe “durare” più di Vettel e Hamilton, ma dovrà comunque fermarsi prima di Alonso, che parte con le medie e andrà per un primo stint molto lungo.
Il GP di Germania è di 60 giri. Secondo le previsioni di Paul Hembery, direttore Motorsport Pirelli, la strategia più veloce dovrebbe essere quella a due soste: chi parte con gomme morbide dovrebbe fermarsi già al 7°-8° giro per montare le medie, e quindi montare un altro set di medie al 35°- 36° giro. Chi parte con le medie – come le Ferrari e come Rosberg – dovrebbe fermarsi intorno al 27° giro per montare un altro set di medie, e poi montare un set di morbide intorno al 52° giro, per un ultimo stint velocissimo.
Prima di doversi ritirare per il guasto al cambio (e non si ritirava da 19 gare), Vettel a Silverstone stava confermando che al momento la Red Bull è la macchina migliore sul passo gara, quella più costante. Che non significa essere i più veloci proprio in ogni giro, ma esserlo per la maggior parte dei giri. Però, nonostante i problemi elettrici alla macchina di Alonso, venerdì la Ferrari è sembrata di nuovo molto competitiva sul passo gara, cosa che non si vedeva da un po’. Quanto al sabato, a serbatoi scarichi e gomme nuove da qualifica (morbide o meno morbide, a seconda delle scelte della Pirelli), la macchina più veloce è la Mercedes, che a differenza della Red Bull schiera due “primi” piloti capaci di ottenere una pole position: se uno fa cilecca (Rosberg, oggi, e non per colpa sua), c’è comunque l’altro. Poi, a meno che non si tratti di una pista dove superare è impossibile (vedi Montecarlo), di domenica la Red Bull passa davanti e le due Mercedes tornano un po’ dietro o molto dietro, per una serie di variabili legate alle caratteristiche dei circuiti, alle temperature della pista e al tipo di mescola delle gomme.
È evidente che dopo i discussi test privati effettuati – e non autorizzati – con le gomme Pirelli (primo fattore), la Mercedes ha sistemato parecchie cose che non andavano: la macchina non distrugge più le gomme nell’arco di tre giri, come capitava a inizio stagione, e sia Rosberg sia Hamilton – salvo esplosioni o forature non imputabili alla scuderia – riescono adesso a portare a termine le gare sfruttando al meglio entrambe le mescole. È anche vero che la Pirelli ha cambiato scelta delle mescole e cambiato in parte metodologia di costruzione degli pneumatici (secondo fattore), e che gli ultimi GP si sono corsi con temperature mediamente più basse rispetto all’inizio della stagione (terzo fattore). Solo che qui al Nurburgring, come detto, si dovrebbero ripresentare condizioni molto più simili ai GP di inizio stagione che non alle ultime gare, favorevoli alle Mercedes.
Si sono fatti due conti: siccome è dall’inizio dell’anno che la Ferrari cerca di mettersi in prima o seconda fila, salvo poi ritrovarsi sempre tra la sesta e l’ottava posizione, tanto valeva non provarci neppure, e pensare a una strategia di gara diversa. A conti fatti, utilizzando la mescola più morbida, Alonso e Massa si sarebbero probabilmente messi alle spalle il solo Ricciardo (e forse Grosjean, forse): una posizione a quel punto non ti cambia la vita. In questo modo invece partiranno con la gomma media e tenteranno di rimanere in pista il più a lungo possibile, confidando nel degrado repentino delle gomme degli altri. E poi si vede.
Dipende. Per funzionare, la strategia Ferrari non solo deve presupporre che chi parte con gomme morbide non duri più di 6-7 giri, ma deve anche dare per scontato che all’inizio Alonso e Massa non perdano troppo terreno dai piloti di testa. Una buona partenza potrebbe sì far recuperare posizioni, ma già nel primo giro difficilmente i due ferraristi riuscirebbero a resistere ai contrattacchi dei piloti con gomme morbide, che qui possono comportare anche un secondo tondo al giro di differenza (ma col pieno di carburante la differenza dovrebbe essere meno cospicua). Insomma c’è da resistere nei primi giri: se dopo il sesto-settimo giro Alonso dovesse essere ancora lì coi primi, se la gioca sul serio.
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