Ci siamo. A Miami è tutto pronto per una gara 6 che probabilmente deciderà il titolo: gli Heat sono sotto 3-2 e devono fare in modo che si arrivi a gara 7 per poi giocarsi il tutto e per tutto davanti ai propri tifosi. Agli Spurs, invece, basterebbe vincere stanotte per entrare nella storia.
“The old guys are back”. La miriade di cartelloni esibita alla fine di gara 5 dai 18mila dell’At&t Center la dice lunga sullo stato delle cose. I leggendari Big Three di San Antonio sono tornati. Adesso c’è solo una vittoria tra loro e quel quinto titolo in meno di quindici anni che andrebbe a coronare un’era straordinaria, commovente. Eppure i segnali che aveva lanciato la disfatta di gara 4 erano stati tutt’altro che positivi, al punto tale da far pensare ad una resa anticipata. Troppo vecchi per contenere l’esplosività e gli individualismi degli Heat, dicevano. E invece eccoci qua: 3-2 per i texani e un Manu Ginobili completamente rinato dopo la prestazione opaca di venerdì scorso. Ma è una notizia che in realtà non fa notizia, per chi è abituato da tempo alle imprese della truppa di coach Popovich: dare per morti gli Spurs, in effetti, è l’errore più madornale che si possa commettere in questo meraviglioso e sport. Ne sa qualcosa LeBron James, che stanotte si ritroverà di fronte gli stessi fantasmi della gara 6 di due anni fa con i Mavericks di Nowitzki. Il Prescelto e i suoi sodali saranno nuovamente con le spalle al muro per l’ennesima volta nella serie. Stavolta, però, un errore può costare anello e futuro: agli uomini di Spoelstra saranno bastate quarantott’ore per prepararsi a dovere? La missione (disperata) di Miami è una sola: vincere per poi giocarsi il tutto per tutto giovedì notte in un’eventuale gara 7. Gli Heat sono ben coscienti di avere tutti i mezzi possibili per riuscirci (a patto che Wade e Bosh si rimbocchino le maniche e tornino ad fare i degni compari di capitan LeBron), anche perché avere il vantaggio di disputare una “bellissima” davanti al tifo assordante dei propri tifosi è una roba non da poco. Checché se ne dica, la battaglia per il titolo si deciderà tra poche ore. Conteranno mentalità, concentrazione e, più d’ogni altra cosa, i rispettivi supporting cast, quelli che stanno mettendo la firma su queste spettacolari Finals: non ci sarebbe da stupirsi se il trofeo dell’Mvp finisse tra le mani di un Green, di un Leonard o di un Allen, finora autentici protagonisti.
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