Tutto secondo pronostico. Gara 1, due notti fa, ha confermato in pieno le aspettative: gli Heat di LeBron James e Dwyane Wade hanno passeggiato sui poveri Bucks, aggiudicandosi facilmente (110-87) il primo round. Milwaukee ha salvato la faccia solo grazie alla premiata ditta Jennings-Ellis, 48 punti in due, gli unici dei rossoverdi a impensierire la collaudata difesa dei campioni in carica. Agli ospiti, francamente, non si poteva chiedere di più: il divario, sia fisico che tecnico, sembra davvero incolmabile tra le due squadre. Miami punta dritta alle finali di Conference e cercherà di scrivere la parola fine sulla serie nel più breve tempo possibile, per poi godersi il meritato riposo in vista delle semifinali. Stanotte, dunque, niente cali di tensione in Florida. Il copione sarà lo stesso di gara 1: gli Heat partiranno di nuovo in sordina, facendo sfogare (e stancare) gli avversari e schiacciando il piede sull’acceleratore subito dopo i primi due quarti a suon di triple e penetrazioni.
Riuscire nell’impresa di tenere i Knicks sotto i novanta punti e non portare a casa la partita ha una sola spiegazione: giocare una pessima gara in attacco. Proprio quello che è capitato ai Celtics che mai come in gara 1 hanno rimpianto la genialità e le penetrazioni nell’area piccola di Rondo. Boston ha controllato la gara fino al terzo quarto, tenendo a bada Anthony, grazie ai canestri di Pierce e di Green (migliore realizzatore dei biancoverdi con 26 punti) e al pressing asfissiante di Bradley su JR Smith. Poi, il crollo: una lunga serie di conclusioni sbagliate e palle perse hanno aperto un’autostrada davanti al numero 7 di New York che ha aperto come una scatoletta la difesa celtica, regalando la prima gioia nei playoff ai propri tifosi. Gara 2 ha già il sapore dell’ultima spiaggia per gli uomini di Rivers: un’altra sconfitta renderebbe tutto più difficile, se non impossibile. I Celtics sanno che la fine del loro glorioso ciclo è vicina e stanotte daranno l’anima pur di rinviarla.
Non fosse stato per l’ultra veterano Andre Miller, la serie tra Denver e Golden State avrebbe preso una piega diversa. Il tiro allo scadere del playmaker ex Utes ha evitato ai Nuggets la trappola dell’overtime, che poteva rivelarsi fatale per i padroni di casa. Sarebbe stato un autentico suicidio, considerato il leit motiv della gara, quasi completamente di marca biancogiallazzurra: Denver per larghi tratti avanti, coi Warriors costretti a rincorrere e a limitare le sfuriate offensive di Lawson e dello stesso Miller, che alla fine chiuderà con 28 punti. Golden State ha in ogni caso acquistato fiducia (Curry e Thompson non sembravano affatto dei debuttanti) e ci riproverà questa notte. Gara 2 ha tutta l’aria di essere un’altra battaglia e i Nuggets – che hanno accusato fin troppo l’assenza di Gallinari – dovranno di nuovo sudare le sette camicie per trasferirsi in California con un tranquillo 2-0 nella serie.